giovedì 29 dicembre 2011

tratto da: Il Padiglione d'oro, Mishima

Proprio così: a volte Tsurukawa m'appariva come un alchimista in grado di trasformare il piombo in oro lucente. Io ero il negativo della fotografia, e lui il positivo.


Quante volte notavo con meraviglia come i miei torbidi e foschi sentimenti divenissero, filtrati dal suo cuore, immancabilmente chiari e radiosi! Io esitavo, balbettavo, e la sua mano capovolgeva i miei sentimenti e li trasmetteva all'esterno. Da questa sorprendente esperienza, una cosa imparai: limitatamente alla sfera dei sentimenti, non c'è diversità alcuna in questo mondo tra il più cattivo e il più buono; in entrambi i casi, l'effetto è il medesimo; l'intenzione omicida e la pietà più profonda non sono assolutamente dissimili.
Quand'anche gliel'avessi saputo spiegare, Tsurukawa non avrebbe mai potuto ammettere una cosa simile.

* * *

Ero solo, e chiuso nel Padiglione d'oro.
Ero io che lo possedevo, oppure ne ero posseduto?
O piuttosto stava per stabilirsi uno strano equilibrio, una situazione per la quale fosse possibile che io fossi il Padiglione e il Padiglione fosse me?

* * *

D'un tratto mi ricordai di ciò che Kashiwagi m'aveva detto il giorno del nostro primo incontro.
E' nei radiosi meriggi di primavera , quando su un tappeto d'erba ben falciata contempliamo gli arabeschi dei raggi filtrati dai rami, è allora - mi aveva detto - che la crudeltà ci prende, improvvisa.
Ora avevo dinnanzi onde furiose ed il selvaggio vento del nord; non v'era nè radioso meriggio di primavera nè tappeto d'erba ben falciata; pure, quell'aspra natura mi seduceva tremendamente, era molto più intimamente legata alla mia esistenza, che non i meriggi di primavera ed i prati. In quel quadro naturale mi sentivo padrone di me. Lì non ero intimidito da nulla.

mercoledì 28 dicembre 2011

Tempo della coscienza



Rifiuti di umide foglie di tè

sulla bianca majolica del lavello

incrociavano eleganti ideogrammi color seppia.

Ho sognato la Strada della Seta,

il Tao, la raffinata sapienza

di sorridenti occhiobliqui.

La magia del Segno

annullava il tempo della coscienza

in un ineffabile eterna presenza.

* * *

da: Inchiostro di seppia, Galeazzo Biadene

[immagine di Emilio Merlina]

http://www.tvquran.com/Al-Ghamdi.htm

martedì 27 dicembre 2011

giovedì 22 dicembre 2011

Buone feste e buon Natale, cari tutti*


* * *



* * *



* * *

per chi fosse interessato metto questo link:

http://www.poiein.it/premi_letterari/Turoldo2011/aaa_elenco.htm


* * *















Polifonia

questo sentire

il suono bianco alzarsi,

la mano - calda - entrare.

domenica 18 dicembre 2011

Opere scelte, Elio Copetti























* * *


















* * *

Ho selezionato alcune tra le molte opere dell'artista friulano Elio Copetti, poche per esprimere un giudizio ma abbastanza per carpirne tutta la forza del fuoco.

Le sue figure, sempre stilizzate, si muovono in uno spazio surreale, e la leggerezza dei loro movimenti crea una forma che si congiunge
agli archetipi dell'osservatore.

L'animale è il mito che si scopre nella posa,
la donna è il volto del suo corpo che si guarda
il simbolo è il protagonista della tela, colui che squarcia, con abili colpi
la fisionomia delle forme ancestrali.

sabato 17 dicembre 2011

Esilio di voce, Francesco Marotta



* * *



* * *

Restituire l'immagine
al vuoto che precede alla pronuncia
perduta dove suono e colore
si congiungono indifesi
in ciò che arde senza pensiero
nel bianco che annotta inconsapevole
lungo il filo reclinato della luce
solo l'ombra che resiste intatta
al congedo dalla sua dimora
conserva legame e distanza
l'eco del sentiero inaugurato
dal passo oscuro della lingua.


(tratta da: Vulnus)


* * *

Al cospetto della polvere
anche il ricordo si scioglie
in macchie impazienti una pozza
di esaudite meraviglie
tiene dietro a reticoli d'alba
un sepolcro d'acque disabitate
e rari colpi di vento
a reggere l'onda che cresce
il profilo di un volto riemerso
una florescenza un respiro
che al deserto s'impone
a un trascorso errore di luce

(tratta da: Speculum)

* * *

Avanzi verso un mare inaccessibile
e la sera ti impiglia nello sguardo un diluvio
di sillabe l'onda franata sotto i passi
e quel tempo di amare che ha l'ombra
quando ne invochi il morso vivo
dove trovare riparo

(tratta da: Imago)

* * *













Leggere queste poesie di Francesco per me significa isolarsi da tutto ciò che è vita e nello stesso tempo
immergermici fino all'assenza di respiro.

Eppure, la sua assenza di punteggiatura fa si che esista un continuum tra ogni sezione della carne, perchè la sua parola è carne disossata, è mistico suono, è voce tombale.

Gli elementi della natura vanno a intersecarsi con le ombre in giochi di rimandi e prese.
Gli alberi, la neve, la distanza, il silenzio, la cenere, il sepolcro...
Quasi come se l'uomo fosse una luce sbagliata all'interno di questi scenari.

è un'onda, la sua voce, che risucchia la risacca del sentire, la trasforma in febbre, la imprigiona
in sterminati spazi, nei silenzi
senza scampo.



*



* * *

Correggi la luce
che si aggroviglia e confonde
senza dimora e indovini
in un fiotto di polvere il corpo
la bocca l'informe respiro
che porta ancora il tuo nome
chi ti conobbe consumata di sere
esitante del vivere
stringe nel pugno il tempo
di un fiore di neve l'impronta
di un seme ritornato per sempre
alle terre pellegrine dell'aria.

venerdì 16 dicembre 2011

Sapienza

Distillato,

purissimo di Dherma.

Sana appropriazione della lingua

attingendo la radice

ricavandone: succo!

- Il segreto dello Chef

sta nell'impasto -

* * *















La mantecatura

deve essere ad hoc!

è il segreto per ogni ricetta.

- Rosolatura, evaporazione del vino, tostatura -

Il pensiero di Hegel si dirama,

il centro fa la differenza.

Il nucleo del sapore

quello è il nocciolo.

La manciata di prezzemolo il finale.

martedì 13 dicembre 2011

Disquisizioni sul nulla 2

De nihilo, nihil! Dal Nulla, Nulla!

(Lucrezio)

Ovvero, niente nasce da ciò che non è (Epicuro).




Il Nulla, termine che Parmenide identificò col - non essere - e per tale identificazione fu criticato da Platone.
Nel neoplatonismo il nulla indicò la materia informe, mentre per i cristiani fa parte delle cose create e le limita.
Alla contrapposizione dell'essere al nulla si rifece Hegel, capovolgendola nella tesi dell'identità di tali concetti, in quanto allo stesso modo privi di determinazione. Il valore ontologico del nulla fu sostenuto nel Novecento da Heidegger, che lo concepì come una qualche entità negativa di tutti gli enti, dei quali perciò rivela l'essere: l'esperienza in cui si realizza tale rivelazione è l'angoscia, concetto già presente in Kierkegaard.

L'esistenza umana è quindi aperta al nulla altrettanto che all'essere; e questa duplicità è la condizione per la comprensione, da parte dell'uomo, della propria esistenza.

Da Heidegger derivò la concezione di Sartre per cui il Nulla è la coscienza umana in quanto libertà e progettualità. Carnap, invece, criticò l’uso metafisico della parola, che può comparire solo nelle proposizioni esistenziali negative (per esempio: fuori non c’è nulla), ma non con un senso assoluto.

* * *

Un bel riallacciamento al post, quì:
http://brotture.net/2009/11/23/rileggo-simone-weil-71/#more-2604

arenaria













e quì:
http://portodellescimmie.wordpress.com/2011/10/10/46/#comment-303

* * *

Ci siamo separati da Dio per il desiderio di partecipare alla divinità mediante la potenza e non mediante l’amore, mediante l’essere e non mediante il non essere. (III, 250)

Simone Weil

postato da: Chapucer alle ore 07:00 | Permalink | commenti (38)
Commenti:
#1 12 Ottobre 2011 - 06:15

Per me è inutile chiedere, né a Lucrezio, né a Epicuro, sul perché ci sia qualcosa invece che il nulla, o come dal nulla possa uscire qualcosa (se così davvero è stato) nessuno ne sa nulla.
Utente: elio_c Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. elio_c
#2 12 Ottobre 2011 - 07:43

«Pape Satàn, papeSatàn aleppe!»,
inf. VII

aer.
utente anonimo
#3 12 Ottobre 2011 - 07:54

Carla, ti copinciollo la mia (tardiva) replica ai tuoi commenti (purtroppo non ho altro modo oggi di essere più circostanziato):

«Quanto al “nulla”: è dal nulla (nihilo) che Dio crea, dall’antitesi che si giunge alla sintesi. Se ci soffermiamo eminentemente sull’essere nessuna teodicea sarà mai esaustiva. In merito agli enti (e quindi al non-ente, al niente) Heidegger è stato fin troppo “scolastico”».

Ciao!
utente anonimo
#4 12 Ottobre 2011 - 09:57

Per gli scrittori esistenzialisti l'interesse è notevole, forse ancor più ai giorni nostri dove attuare una ricerca al di fuori di una quotidianità resa sempre più banale ed esteta riduce ogni responsabilità ai minimi termini, ho scritto da Luca che credo fondamentalmente nell'equilibrio, strada tutta in salita ma a mio avviso vincente.
Un saluto esteso a tutti
Tiziana
utente anonimo
#5 12 Ottobre 2011 - 10:01

Elio, e tu non chiedere se vuoi!;-)

Aer, continua pure...

Luca, mi sta benissimo questa ultima tua definizione.
è dal nulla che Dio crea!
è dal nulla che parte la creazione....
(è dal nulla che si definisce il tutto).

Dio è stato definito simile al Nulla proprio per questa sua - non collocazione - materiale....per questa sua "irraggiungibilità".
Simone Weil sosteneva che solo annullando i nostri desideri e la nostra personalità possiamo avvicinarci veramente a Dio. (ma lei era drammatica!;-)
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#6 12 Ottobre 2011 - 10:06

Tiziana, ti ho letto solo ora, e ho letto il tuo bel commento da Luca...
L'equilibrio è fondamentale quando si tratta di mettere d'accordo le voci più importanti della 'nostra filosofia' ;-)
un bel saluto anche a te !
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#7 12 Ottobre 2011 - 12:00

è il nulla che ci affascina più di qualsiasi altra cosa...
e vaghiamo vaghiamo per dare un senso a quel nulla...

bacione.


m.
Utente: biondograno Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. biondograno
#8 12 Ottobre 2011 - 13:23

E FONTANA COSA C'ENTRA?
utente anonimo
#9 12 Ottobre 2011 - 13:40

Carla, si licet: la Weil era tragica non drammatica. Una temperie che ambiva allo stoicismo pur non riuscendo, se non a tratti, a spezzare la matrice giudaica, con il suo portato di angoscia del tutto alieno alla classicità ed al suo sentimento "fatale" della necessità. Si leggano le pagine di "In attesa di Dio". E proprio in questi termini ne parla Sergio Quinzio nel suo "La croce e il nulla" che ti/vi consiglio caldamente.
Un saluto!
utente anonimo
#10 12 Ottobre 2011 - 13:41

PS: ottimo Fontana!
utente anonimo
#11 12 Ottobre 2011 - 15:43

ho sentito parlare del teologo Quinzio, e ho letto qualcosina al riguardo...mi procurerò quel volume, grazie Luca

all'anonimo che scrive in maiuscolo perchè ho scelto Fontana?
perchè mi sembra si amalgami bene in questa atmosfera...
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#12 12 Ottobre 2011 - 16:43

"Pape Satàn, papeSatàn aleppe",
continuo

l'"aleppe" dantesco credo che deriva da una stortura latina di adam, prima lettera dell'alfabeto ebraico e composta nel suo "segreto significato", con l'intenzionale nulla. Eliminando ogni patetismo tipico dell'Ebraismo però. Ossia il nulla: "tra un fiore colto e l'altro donato l'inesprimibile nulla"; per alcuni contiene evidentemente l'"Eterno". Credo pure che le concezioni sul "nulla" classico siano completamente inservibili, niente è più distante da quel nulla che ha un centro. La nostra cosmogonia non è così bella.
Personalmente so che il nulla non esiste e sono convinto e dico che secondo le classiche quattro funzioni psichiche si può trovare un "nulla" per ogni bisogno, per tutti i gusti. E per ogni cattedra d'università.

ma son stupidaggini (queste mie) naturalmente, una buona serata.
utente anonimo
#13 12 Ottobre 2011 - 18:02

Michele, non sono per niente stupidaggini queste tue disquisizioni...
e ti ringrazio per l'apertura verso il centro perfetto, quello che non esiste se non nelle nostre menti e nei nostri cuori...nel mondo che vorremmo (e non ci accorgiamo che già abitiamo).

nel frattempo ho ritrovato una bella intervista a Quinzio (me la aveva portata Antonio tempo fa) e ho scritto due righe che riporto quì, così...

* * *

Creare connessioni tra una striscia di pensiero
e un'altra
attraversano lo spazio
- il tempo, il luogo, il vuoto -
fondendosi in materia.
(Ricchezza di pensiero).

Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#14 12 Ottobre 2011 - 19:24

La domanda è la vera molla che muove l'uomo. La conoscenza è il suo giusto percorso.
Un sorriso per la serata.
^_____^
Utente: keypaxx Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. keypaxx
#15 12 Ottobre 2011 - 19:28

SImone Weil, certo, e la sua mistica

però mi si permetta una considerazione: non credo che a separarci da Dio sia il desiderio di potenza in sè, quanto l'ego che lo sottende---

se l'io è centrato in se stesso la potenza è un aspetto, una possibilità di realizzazione, mm svuotato della mania ossessiva-compulsiva che invece l'ego attribuisce alla cosa

ovvero:

io senza ego sono aperto a tutto, dal nulla (di fatti neppure sento il bisogno di esserci o di giustificare di fronte al mondo la mia presenza con simboli di potenza...) all'essere (nel e del mondo)

per contro, io dominato dall'ego sono distante non solo da Dio ma, soprattutto, da me stesso, e mi illudo di darmi un valore ottenendo dei riconoscimenti esterni (potenza)---

Utente: parolesenzasuono Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. parolesenzasuono
#16 12 Ottobre 2011 - 20:11

Ciao Carla hai acceso il camino ?
il folletto ha portato le chiavi ..non c'è bisogno di ferire le povere tele ,quanta violenza ! :)
aspettava sulla finestra, con le sue chiavi
Utente: Eomer08 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Eomer08
#17 13 Ottobre 2011 - 08:34

Key, si, fin dai primi passi :-)

in effetti aveva ragione Einstein quando affermava che:
il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dall’Ego.
http://chapucer.splinder.com/post/23814824/il-valore-di-un-essere-umano

Fiore, non l'ho ancora aeso perchè è tornato il caldo!:-)
p.s., non devi essere così sensibile ai tagli, in fondo si tratta solo di una tela!

Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#18 13 Ottobre 2011 - 09:09


si Carla anche qui fa di nuovo caldo :)
..ma il gesto non mi piace , la tela non è solo un supporto ,ma anche un" luogo " poi non credo a quello che voleva dire con quel " taglio"..


Utente: Eomer08 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Eomer08
#19 13 Ottobre 2011 - 11:28


le interpretazioni di ciò che vediamo variano a seconda di ciò che la nostra interiorità proietta sull'oggetto.
io so bene cosa ci vedo, non ho capito cosa ci vedi tu...
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#20 13 Ottobre 2011 - 12:28

niente male anche questo:
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#21 13 Ottobre 2011 - 12:34

cercavo i tagli di Fontana e mi sono uscite le 'sorprese' di Fendi Peter! :-))
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#22 13 Ottobre 2011 - 12:37


certo, sono gli autoritratti di se di quello che si è
Utente: Eomer08 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Eomer08
#23 13 Ottobre 2011 - 12:44

mettici anche il "barattolo " di Manzoni :)
Utente: Eomer08 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Eomer08
#24 13 Ottobre 2011 - 15:03

Quasi sempre nei miei incontri filosofici con i bambini vien fuori la faccenda del nulla. E quasi sempre ne sono eccitati e sorpresi: un po' perché si rendono conto di maneggiarlo di continuo, specie nel linguaggio; un po' perché si sentono come esposti sull'orlo di un abisso.

(tra l'altro continuo, in questi giorni, ad "incontrare" Fontana - oltretutto lo scorso 7 ottobre è stata inaugurata al Museo Diocesano di Milano la nuova sezione a lui dedicata)

md
utente anonimo
#25 13 Ottobre 2011 - 15:57

Fiore, il barattolo di Manzoni, se devo dirti la mia opinione spassionata, non mi dice proprio nulla!:-)
invece le tele di Fontana hanno un qualcosa di oscuro che stimola la mente, o l'inconscio, ad emergere....

Mario, grazie per il tuo passaggio e la bella parentesi sui bambini che mi hai portato, trovo che abbiamo sempre molto da imparare dal loro ingenuo accostamento alle immagini...
il nulla in fondo non esiste, ma l'uomo ha bisogno di crearlo per poter farne emergere il nero
ed il bianco.
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#26 13 Ottobre 2011 - 18:39

alla faccia del Nulla, questa di Fendi è proprio carina:-)

Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#27 13 Ottobre 2011 - 18:51

Grande il Finale!
Utente: elio_c Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. elio_c
#28 14 Ottobre 2011 - 06:42

Felice di aver chiuso in bellezza!
però, se qualcuno volesse continuare, lo avviso che non mordo...(:-)))
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#29 14 Ottobre 2011 - 06:50

Una chiusa molto filosofica, mi richiama alla mente Anatole France:
"Non abbiate paura che questa successione di gridolini stenti e affievoliti che compongono un libro di filosofia c'insegnino troppo sull'universo tanto che non possiamo più viverci."
Utente: elio_c Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. elio_c
#30 14 Ottobre 2011 - 07:01

tela tagliata, vagina d'eternità: ciao, buona giornata soldanella
Utente: almerighi Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. almerighi
#31 14 Ottobre 2011 - 15:03

sempre affascinata dalla questione del nulla, forse perché ho una fantasia bambina e lì, in quello spazio può sbucare chissà cosa mai....
Utente: Ecatmel Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Ecatmel
#32 15 Ottobre 2011 - 13:41

...e, se...dalla decompressione del nulla derivasse il tutto? Dio sarebbe il nulla o tutto il nulla sarebbe Dio?
Utente: confessiogoliae Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. confessiogoliae
#33 16 Ottobre 2011 - 08:26

Il nulla può essere pensato, e detto, soltanto a partire dall'Essere e, aggiungo: purtroppo! Tutto il pensiero dei grandi filosofi, da ultimo Heidegger, si aggira su questo territorio di nessuno ( propriamente di nessuno... ). Mi commuove ancora il tardo tentativo del filosofo di Messkirch di aggirare l'ostacolo alla ricerca di una possibilità: " in ogni cosa risaputa si cela ancora qualcosa degno di essere pensato. "
Bel post… un caro saluto

Roberto
Utente: meister Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. meister
#34 16 Ottobre 2011 - 12:44

Stefano, preferisco pensare che Dio sia la verità, quella che l'uomo conosce solo sotto forma di fede.

Roberto, grazie, concordo con te nell'affermare che il nulla può essere pensato e detto solo a partire dall'essere, io però non aggiungerei: pultroppo!
è il caso di imparare ad accontentarsi delle cose, meravigliose, che abbiamo...perchè cercare il nulla?
il nulla è l'esistenza vegetale...
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#35 17 Ottobre 2011 - 19:08

Nella cultura Vedica non esiste il nulla, esiste il non-manifesto che si alterna, ciclicamente, al manifesto.
Naturalmente questo ciclo riguarda prettamente la natura materiale degli universi tutti.

La natura spirituale, quale noi apparteniamo costituzionalmente, non conosce il nulla o il non essere. La Jiva, cioè l'essere vivente (noi) è eterno e comunque sempre manifesto, anche se a volte "celato", "ingannato", dai corpi fatti di materia (e quindi caduchi) che noi usiamo per poter sperimentare in questo contesto fatto di materia, che non è originariamente il nostro

Dio e noi (sue particelle) siamo sempre esistiti, non vi è mai stato un inizio nè vi sarà una fine a questo "legame" d'Amore, solo che in un dato momento abbiamo volutamente dimenticato questo Amore per vivere altre esperienze.

La vita è, non può non essere, altrimenti non sarebbe vita e noi siamo vita, siamo l'essere vivente che usa la materia che è morta.

Noi siamo uguali a Dio qualitativamente ma non quantitativamente, questa è la sostanziale differenza tra Lui e noi.

Questo è ciò che affermano i Veda al riguardo....facendo chiaramente un riassunto dei riassunti dei riassunti:))

Baci Chapucer (spero di averti risosto)
Utente: Isvari Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Isvari
#36 18 Ottobre 2011 - 19:21

mia cara, posso scriverti solo ora perchè il tempo non me lo ha concesso prima...mi hai aperto una rivelazione, il nullla non esiste, come io stessa pensavo, esiste una tregua, una non-manifestazione come definisci bene tu...un momento in cui bisogna - eclissarsi - scomparire, pur esistendo.
e questa condizione, è la stessa condizione di Dio.
è quella che ci avvcina a Dio e ci fa respirare il suo spirito.
e ci fa respirare il nostro spirito.
un'alternanza, così deve essere...un'alternanza tra l'essere
e il non essere
che non è un non essere
ma un essere più completo.
perchè vissuto dall'interno.

Grazie!
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#37 19 Ottobre 2011 - 22:23

"Pensa a te stesso come Nulla e scordati completamente di esistere. Quando vi sarai riuscito, trascenderai il tempo innalzandoti al mondo delle idee, dove ogni cosa è simile all'altra: la vita e la morte, il mare e la terra. Non vi riuscirai, invece, se sei legato alla materia del mondo. Se pensi a te stesso come a qualcosa di reale, allora il divino non potrà compenetrarti, perché il divino è infinito. Nessun vaso può contenere il divino, a meno che tu non veda te stesso come Nulla"
;))
Aba
utente anonimo
#38 20 Ottobre 2011 - 08:06

mi fai pensare a Pessoa :-)
io mi sento legata alla materia del mondo
però la mia mente la sento infinita e leggera, alta...
il nulla mi attraversa.
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer

lunedì 12 dicembre 2011

Flumen

è nella peculiarità dell'Essere
la storia avvincente
quella che và raccontata
(che non và perduta).

Il corso del fiume è la vita
che confluisce
in espansione ed abbraccia
chi desidera accogliere
- accoglierla -

è una musica
in spirale che sale
e scandisce
l'essenza di una nota

la sua collocazione speciale.

giovedì 8 dicembre 2011

La poesia non salva

Proposizione preliminare,
lemma; barena:
bassofondo della laguna
che emerge dall'acqua
con la bassa marea.


* * *

La poesia non salva
- Nevio dixit! -

Rappresentare un pensiero,
nella sua perfezione sublime,
incanta.

La salvezza è qualcosa di *mistico*
trascende la ragione dell'essere
l'essere in ogni pre-giudizio.


Mi accontento di non possedere la chiave,
di stare accucciata ai piedi dell'entrata
sia essa in legno di cipresso
o in legno di betulla.

- il cane mi lecca le dita -


martedì 6 dicembre 2011

Caracal


Moira mou egines



Aspiro

le consonanti

la esse trattengo

(la lingua tra i denti)

L'Oriente mi scivola dentro

la pelle si fonde in argilla

- la creta, smisurata nella forma

e l'aria -

Solidifica in memoria.

lunedì 5 dicembre 2011

Ghlòssa (mou)

Stin anasa pou tremi
- mazhèvo -
to derma tis ichos

kai traghùdhi to kalonì.

*

Nel respiro che trema
- raccolgo -
la pelle del suono

e canto la bellezza.















* * *

Einai stin glossa sou
pou i glossa mou pernei

tin telia morfì tou ihou
pini i stagona sto fos;

to exomioni kai to anakalipti.

*

è nella tua lingua
che la mia lingua prende
la forma perfetta del suono.

Beve la goccia scavata
nel cono di luce;

lo assimila e lo scopre.

* * *

aplono ton afhenikò
kai sou prosfero tin lipsi
tou fridiou
anastenazontas sto polmoni
aplomeno ston tiflò spasmò
stin ptisi xilion, - sta xili,
xoris anasa

distendo la mia giugulare
offrendoti il piglio
del ciglio
ansimante nel polmone
teso allo spasimo cieco
nel volo di labbra - su labbra -
in apnea

* * *

ichnos adiorato
spitha mia skepsis
kintondan se mes'ta kimata
- i kapni i copsi i ourani -
mistirio mou, glossa
na mporusa na se diashiso
san spitha gemati
to fos aplomeno
dosmu tin maghia.

*

impronta impercettibile
scintilla di un pensiero
guardarti tra le onde
- i fumi i solchi i cieli -
aperti oltre confine
Mistero mio, linguaggio
poterti attraversare
come scintilla piena
in luce riversata
tu dammi la magia.

domenica 4 dicembre 2011

Balena

kai pali i foni sou
sto skotadhi tis nihtas pou me katapini
ichos zestos kai evloghimenos
san okeanos pou sigà ektononete
san falenas tragoudi
apti dikia tou - dikia mou - avisso
erhete na kalipsi
anihtes polì plighes
plighes kai sta matia
akoma dhen cseroun na siopoun.








e ancora la tua voce
nel buio della notte che mi inghiotte
suono caldo e benedetto
come oceano che piano si espande
come canto di balena
dalla sua - mia - profondità
giunge a coprire
ferite troppo aperte
ferite che negli occhi
ancora non sanno tacere.

Sospensioni

Ti allontani e ti ritrovo
nell'impasto dei pensieri
nei ritagli delle tegole, ondulati
come noduli composti sulle note
modulate dalla sera.


In simboli scomponi le mie trame
rotondità contenute
nell'azzurro del tuo palmo.

Le dita sanno
la traccia in goccia d'anima sul dorso.

Intingi nel profilo le tue dita
che gusto ha
la grazia?


S'infila
incrinato nella cruna
questo senso d'impotenza
questo grumo aggrovigliato di distanza.

Sgranare i rosai
sgranare dai semi la rosa
che riempie i rosai.
Le rose dei rossi rosai
- rinvenire -

(bellezza dei rosai).

* * *

L'allontanamento
crea una forma precisa.
L'ho scoperto con orgoglio
nel silenzio absidale del rifugio.

Il tempo ricopre di tempo le cose
cascata di visioni
a grappolo sul dorso.
è fertile il pensiero
quando scioglie la sua resina in clessidra.

in previsione di raccolta
lascio andare i miei ideogrammi.

* * *

Leccare
la superficie ghiacciata del lago;

sopravvivenza del lupo.

sabato 3 dicembre 2011

Anatomia dell'anima

anatomia_della_anima- Elio Copetti



           

Cola

gronda e cola
- imprendibile -

Orchidea nella mente
geometria dentro il collo
- stringe -

Slegami e lega!

(quei nodi che poi
non sai slegare)

Nel rantolo la bocca non si asciuga.

mercoledì 30 novembre 2011

L'incantatrice di serpenti

Ci sono suoni che accompagnano
l'ordito del pensiero
quando questo si accosta al sentire.
Ed è comunione
- in silenzio -
dove il freddo è nel marmo
delle ginocchia.

L'uomo è un tessuto di nodi
violenza perpetuata nelle Ere
occhio di Golia
infiammato.

Ma cosa credi, di ammazzare la natura?
Sei un verme strisciante che arranca
non sai dove andare.
non sai
- guardare -
nel letto di certe parole
che solo a pronunciarle trema il vuoto.

rousseau-incantatrice-di-serpenti



















Natura, anima, spirito
i tre stadi fondamentali dell'Uno

apertura e scissione
- contemplazione -

Sono felice quando mi allontano
perchè riesco a vedere la forma
dell'indefinibile.

blub_ Elio Copetti











 
Apro l'agenda
per scriverti.

L'Uno solenne si presenta,
Assoluto
come l'intelligenza
quando circoscrive i concetti.
Emanantismo
che si estende a complemento
(tra l'oggetto ed il soggetto).

Scuola, di nomi, prioritaria
da Platone
che lo indica come principio
di entità che soggiace

alla molteplicità delle idee,
all' "indivisibile" di Aristotele,
tornando alla molteplicità 

emanata dall'Essere in Plotino

dalla trigonometria,
che studia i triangoli,
al ragno che crea
l'unione dei suoi angoli.


Non si sfugge
alla deteriorità del tempo
sul corpo e sulla mente
eppure l'immaginazione vince
questa lotta senza pari
lungo la sua elastica,
sorprendente evoluzione
portando la dimensione onirica
sul piano del reale.


Simonetta Martini_ Migrazioni










Per immagini
afferro la memoria.
Vorrei mi traducessi i chiaro scuri
che si sfilano dall'anima,
piano

Allora non sapevo
la tridimensionalità
dello specchio;
vagavo per i corridoi.
Le piastrelle maculate
riflettevano tigri di vetro.

Come non vedente
me ne sto quì, immersa nel liquido caldo
e piano una nenia mi sale
- lamento di terra lontana -
desertica come una frontiera.

L'inibizione
ha una sua eleganza
- fondamentale -
a chi amministra il cuore.

lince

è un'arma spietata
il silenzio.
Nel silenzio ogni dèmone compare
confonde i nodi.


Scheggia di fuoco
- la lingua -
Unghia affilata, oltre
la pelle che ride
- ride -
Nel morso del sacro
nel limbo che sa
l'immersione.


Io voglio l'attenzione
la perdizione
l'armatura!
La sincronia bambina che intontisce
e nell'affanno, in corsa
salva.

Rosa,
carnosa dipinge
nel petalo rosso linguaggi.
Caparbia restringe
l'essenza del marchio.

lunedì 28 novembre 2011

Arabeschi

Punto di flesso
l'incisione sul derma
al tatto si dilata in arabeschi
- percorrerli è la forza -

*

Scavare i tuoi silenzi mi ha insegnato
la protezione spoglia della vite
le sue nodosità, così perfette
esposte ad ogni tipo di intemperie.

*
Ci compiace
il delicato tocco
- la visione -
dell'essere leggero
- sostanza che attraversa
l'energia -

*
è una scissione
che posso accarezzare con la mente
rilievo tra le dita
- l'intuizione -
ciò che appartiene all'essere
- la vita -
e questo immenso dialogo
col volo.

* * *

Un velo oltrepassa le fessure
dei tuoi occhi invadenti
i miei capelli sanno
e le mie dita
la lingua e l'armatura
- la foglia
 che custodisce il bianco -

domenica 27 novembre 2011

Gocce imperiali

I prati bagnati
hanno un canto nascosto
- m'incanto -
laggiù, dove danza lo scatto
felino che annusa.

*

L'isolamento
è necessaria condizione
facilita la diagnosi del pane
assimila, nell'oasi che protegge,
la giusta direzione
l'ascolto che è sostanza di un paesaggio.

*

Feritoie,
ai lati dei lacerti trecenteschi
la parete si respira come il verde
(nel violetto, sullo spigo di lavanda)
dentro l'acqua, che una pozza costituisce
sul muretto freddo in pietra.
Dentro il raggio che conduce verso Oriente
la visione impallidita di un presagio.

*
Sono gonfi di sussulti
questi occhi miserandi di sapere
- quello che non ha studiato -
quello che la pelle, satura ha formato.

Si trattiene l'esperienza come un dogma.

*

Legno di ciliegio,
massiccio
da cui nasce la scrittura
- mia in questo intimo tempo -
Il sole la scalda e disidrata
- lei si piega -
e dall'unghia di rubino
esordisce.

*
L'insetto non da tregua all'aria,
la sferza e la comanda,
la riempie musicandola con grazia.
Più in alto si odono lamenti,
imperituri, come lo spazio
che non puoi toccare.

*

Esige un piacere assoluto
il corpo in ascolto
nel crogiuolo del sole
scintilla la pelle
nell'ambra dissoluta, nei meandri
nascosti come chiglie
cullate da un'acqua sovrana.

Massimo Stanzione-Cleopatra
*

Gocce imperiali
inaspriscono labbra illanguidite.
Lo scrigno non deve esalare
l'occulto sapere del cuore.

*

Immagino il contorno delle labbra
mentre premono sospese sulle mie.
Un intimo linguaggio le suggella,
tetragono riflesso di assonanze

transustazione di salive.

*

S'intrecciano i castani
verso la chioma aerea,
il corpo legnoso
è ruvido sotto la pelle.
Abbraccio la sua linfa consistente,
la sua pienezza gracile

la forza che comprime la formica.

*
Mi piace
l'improvvisa direzione di un pensiero
l'intrigante trasparenza del cristallo
quando dentro versi un vino decantato
dall'apologo del tempo.

Gli occhi, sgombri del superfluo
navigano senza salvagente.
Il lago può sommergermi di fronte
l'anima (ar) resta l'abisso.

*
Nasce da un taglio di cesoie
l'idea che si arresta sulla carta
- ruvida e bianca -
indisponente.

*
[Sarò la tua stella
la punta dell'ago che segna
il polo nascosto].

sabato 26 novembre 2011

Spirito critico

Lo spirito critico si matura con la lettura e l'esercizio.
Si tratta, sostanzialmente, di un lavoro di cesellatura sulla parola e sul senso che ne può derivare.
Sa con precisione dove va tolto il superfluo.
La sottrazione è la sua formula.

Per questo il lavoro di critico è un mestiere difficile, egli deve essere assolutamente imparziale su ciò che deve esporre nel suo giudizio critico.
Se esagera con le descrizioni e con gli aggettivi, rischia di risultare ridondante.

Io sono arrivata a pensare, nel caso dovessi desiderare di pubblicare un nuovo libro di poesie, di non farmi scrivere nè prefazione nè postfazione.
Il lettore potrà godere, in piena libertà e senza condizionamenti, del privilegio di deciderle lui.







venerdì 25 novembre 2011

Rouge et blanc

melogranoCascata di semi
in punta di papille
rosso sapore mieloso
in granuli disciolto ma
croccante nell'essenza ancora in crosta
divino presupposto del piacere,
l'ingoiarti.

Carla Bariffi


"Io sono la noce"
disse il morbido burro,
"la sete di giustizia
rinchiusa nel tuo mallo
e sono la fiamma
che trema al davanzale,
il respiro, che accende il tuo pensiero"..

"Io sono il burro"
- rispose la noce -
"che unge il pane,
t'insaporisce il vento,
lucida il mallo".

"E sono la passione"
- cantarono insieme -
"la rosa,
la spina del tuo cuore.
Sarò l'arpione che trafiggerà l'empia codardia
d'ogni misera statura,
la freccia che vincerà la nostra guerra,
la sfida che ti sussurra il vento sulle labbra"

Natalia Castaldi

Declinazione dell'azzurro


 
Di taglio

misuro l'orizzonte.

- Il lago è una distesa antropomorfa -

La punta occulta

della mia lingua umida.

giovedì 24 novembre 2011

Dharma


L'isolamento

è condizione preliminare
per ascoltare ogni vibrazione.

La legge del cosmo è rigore
- infilato in minuscole crune -

Dal gene incapsulato nella sabbia
la  mia particella di dharma compone
le rocce di Petra.

Un dualismo segreto è nascosto
nell'elettromagnetismo dello spazio
ne assorbo e rifletto
il neurone.

Qohèlet

La nostra coscienza è lambita
dal fiume dei sensi
domandiamo - ci domandiamo -
in continuazione
e non sappiamo
il volto preciso di chi
ci sostiene.

Mimèsi è portata di specchi
nei quali confondiamo la ricerca
il sè è nell'abisso che stenta
l'uscita alla luce
il sè è nel mistero del mondo
che non sa ricomporsi
il sè ce lo siamo perduti
nella giungla dei sogni
il sè è la lussuria che stira
i suoi passi voraci
non curandosi
di quanto sia importante
iniettare umiltà
nel gene dell'impronta.

L'incertezza ci rasenta come un muro
ogni volta che cadiamo
quando l'albero si piega
ed il vento spira forte sugli ulivi

la morte sa di terra calpestata.

E’ di questo non detto
che vorrei capire
di questo nero in fondo
- ancora in crepa -
che precede il dire
sostando come un
grumo nel suo morso.

Non ho più parole
per esprimere la rabbia
ed il rancore.
Il mondo cade a rotoli
in spirali di ferro
e fumo.

La viva fiamma
è bivacco lontano;
fa parte di una schiera
di sopravvissuti.

Non c'è luna
che tenga alle redini il mondo
e non c'è speranza
alla condanna di un uomo che soffre.
C'è solo l'appiglio del filo
sottile che porta il suo nettare bianco
dove il sangue ha smarrito i suoi globuli
rossi di pianto.

Con viviamo col dolore
spurgandolo da ogni male
ingannando il pudore del tempo
che non lascia margini
alla pietà.
- Orma di piede
di porco arroventato.

Dal serpente
apprendo l'arte della muta
dall'uomo
la codardia.
Si contorce, lei
sul tronco disperato dell'appiglio
nell'ombra che non lascia traccia
- affonda - nel nero del suo cuore disperato.
Ci siamo passati, noi
bambini svezzati dal suo rinnegarci l'amore.

L’olfatto del ricordo
si fa costellazione nel dolore.
Tutto fiorisce e sfiorisce
sotto occhi che accarezzano il cristallo.
Senza l’immersione
siamo naufraghi inconsapevoli.

Viviamo in mistura di ebbrezza
non più spontanea.
La spaccatura è nel filo
di piombo del tendine teso
nel voler cambiare
il mondo ed il suo sillabario.

martedì 22 novembre 2011

Elogio alla bellezza

Trovarti
nell’ora che tarda
la sera stellata tremante

Averti trovato e sapere
di nuovo negli occhi
quell’oro del seme,
la luce che porta la gioia
ad un cuore bambino.

*
Tu non chiedi nulla
solo mi dai
questi occhi nuovi
l’immensità di un luogo
che sacro racchiude le forme

ma i sensi dispiegano un punto
- Qui, sopra l’alloro -
Nel chiostro che vibra
unisono il nostro respiro.

*
Quale nome la bellezza
reca dentro il tuo sorriso?
Giacinti alimenta la notte,
così nitida e stanca.
- L’inverno sta fuori -

lake-annecy

Di rosa il cielo danzava
e tutto d’intorno taceva
dal cuore del lago
nel viola più intenso
- La sera –
Qui dentro mi batti
nel verde marino rubato
ai tuoi occhi sapienti…
Qui dentro al saluto del cielo
m’inchino.

*
Urna di fuoco
la mia bocca
la rosa che posa
sul rosso cratere le dita.
Urna stellata
la notte che
mi porti.

domenica 20 novembre 2011

Kantharos

Mi lasci sfogliare Verlaine
nella calma che trascende questo giorno,
il felino è in ogni spazio che non tocco.

Rasoi taglienti e
lucida agata mietono
fosforo agli angoli dell'occhio.

*
Disconnessioni
nell'aria benedetta
nel silenzio,
dell'eremo incantato.
I ricordi sono coccarde incandescenti
trafiggono lo sterno.
Strazio e gratitudine
sul sagrato del mio petto.

- Le lacrime hanno un'anima di scoglio -

*
Mi fu detto di osare
in tempi in cui
poteva essere mortale, la sfida.
Nomèa di sapienza
la mia vestizione
innata come la lingua

- madre -

*
Fossili insetto
incapsulati in cuore di resina
cristallizzato.
Frammentazione geografica sopravvissuta
grazie agli anfratti.

La sapienza è Arthropoda.
si tesse come filo di ragno.

*
Parassiti
ovunque
un'invasione.
I miei sogni sono infetti.

Tutta colpa di Kafka.

*

Tutto fiorisce e sfiorisce
sotto occhi che accarezzano il cristallo.
Senza l'immersione
siamo naufraghi inconsapevoli.

*
Sono gelosa
della mia solitudine.
Se respiro, incontaminati
gli spazi assoluti
sola, al centro del silenzio
governo sinfonie.

sabato 19 novembre 2011

Crateri

è l'attenzione
che ci modifica il dettato;
segue un suo corso preciso
distante dall'enfasi del cuore.
Affascinante
perchè reca privazioni.

*

Ottobre mi porta il tuo canto
tra le grondaie rosse
e l'edera di ruggine
lunga lingua incendiata di sole.
La musica è il supporto esigente supremo
beatitudine del cuore
balsamo, umidificante per la mente
lascia che sia l'abbandono
a te completo.

*

La tua bambina
ho sempre desiderato essere
sfuggendo al tempo al dolore e al declino,
sfera che sfida le sfere
nell'infinito spazio del mio spazio,
nel tenero sentire.

Photo


La carne del mio seno
è morbido conforto;
carezza di lacrima
sottile più di un'ala di falena
che si dibatte per la vita.

*

Niente altro che questi contorni
di rossi sfumati svettanti
crateri, su baratri obliqui
tuffati nel lago.

* * *

[Così morbido conforto
e sottile dibatterti
che con grazia sconquassi
l'altra parte del mondo].