I poeti sono imprevedibili,
misurano lo sfondo di ogni cosa
cavalcano i miti
si denudano, fronteggiando la plebe.
Il loro mondo
è il nuovo mondo.
Una delle tendenze della poesia contemporanea è la ricerca di un codice
in grado di forzare una lingua impotente, inadatta alla ricostruzione dei
sintagmi nervosi del presente, recepibile solo attraverso uno scarto
deformante e, nel contempo, aggregante della materialità storica.
Tale ricerca, spesso, si serve della struttura del poema in versi per
esprimere necessariamente il progetto che il poeta-demiurgo costruisce
a strati per dare compiutezza alla realtà effettuale che lo circonda,
plasmandola e restituendola al lettore nella nuova veste formale di res
Carla Bariffi è da annoverare in questo microcosmo espressivo, al pari
di altre voci femminili di considerevole spessore della poesia italiana del
nuovo millennio. Voci mature, quali Elena Corsini (Nature terrestri –
PuntoaCapo editrice), Antonella Doria (MetroPolis - ExCogita),
Martina Campi (Estensioni del tempo - Le Voci della Luna) che si
affidano a editori di qualità, accomunate dall’idea di una scrittura a
strati, magmatica, capace di legare senso e sovra-senso, struttura
materiale, storia e contingenza.
Nel caso della Bariffi, al suo secondo libro di poesia, la natura
progettuale dell’opera è particolarmente evidente. Rapsodia in rosso nasce
come secondo codice rispetto ad Aria di lago (LietoColle), di cui
rappresenta il necessario superamento, in quanto una forza centripeta,
avvolgente, porta in primo luogo il poeta-demiurgo, poi il lettore, a
percepire la realtà di riferimento come contrazione emotiva in una luce
primordiale, atavica, seppur frammentata, dove l’ineffabile entra di
prepotenza nel canale inconscio dell’Io poetico e agisce da atto
liberatorio, quasi erotico, esplodendo in nuove situazioni di senso.
Non c’è nulla di fragile o di scontato nella poesia di Carla Bariffi, ogni
atto è rimando, richiamo, allusione: “il fatto stesso di osservare una particella
/ ne modifica lo stato” afferma l’Autrice a dichiarazione di una poetica in
perenne mutamento che, a partire dall’intuizione visiva, destruttura la
percezione in una densità di frattali che si ripetono in infinite variazioni
della loro forma-base.
È poi il libero arbitrio del poeta a seriarli, definirli, ungarettianamente
portarli alla luce. Questione di metodo, dunque: filtrare l’essenza del
mondo attraverso il canale della parola impotente, destrutturare
l’esperibile mediante la formulazione di un linguaggio nuovo.
La Bariffi, con naturalezza, unisce in tal senso l’elemento poetico alla
speculazione filosofica, generando in sostanza un poema originale: la
metafisica nasce quando "quando il linguaggio fa vacanza" afferma
Wittgenstein; la scrittura di Rapsodia in rosso tende alla sintesi tra fisico e
ontologico, e Carla Bariffi opera con l’abnegazione di uno scriba:
“conio il mio verbo tracheostomico e indigesto”.
Si veda, a proposito, uno dei frammenti del poema:
Natura, anima, spirito / i tre stadi fondamentali dell'Uno /
apertura e scissione / - contemplazione - / Sono felice quando mi
allontano / perché riesco a vedere la forma / dell'indefinibile. //
Apro l'agenda / per scriverti. / L'Uno solenne si presenta, /
Assoluto / come l'intelligenza / quando circoscrive i concetti. /
Emanantismo / che si estende a complemento / (tra l'oggetto ed il
soggetto). / Scuola, di nomi, prioritaria /da Platone / che lo indica
come principio / di entità che soggiace / alla molteplicità delle idee, /
all'’indivisibile’ di Aristotele, / tornando alla molteplicità / emanata
dall'Essere in Plotino. / Dalla trigonometria, / che studia i triangoli,
/ al ragno che crea / l'unione dei suoi angoli.
La tensione verso l’ unità dei linguaggi porta, inevitabilmente, alla
fusione di questi in una forma di scrittura con forti scarti di senso. È
questo la lingua che Carla Bariffi cerca? Si è accennato, in precedenza,
alla natura pulsionale della poesia; l’atto poetico corrisponde,
idealmente, all’atto sessuale. L’obiettivo, sprigionare energia creativa.
È questo il terzo anello che compone la catena espressiva, dopo il
filosofico e il poetico:
Lungo l'epidìdimo / attraverso l'erogena zona
/che divide il cratere dal vulcano. / Nel Perinèo, / abbandono il disegno delle labbra.
// Perigonio, all'apice del fiore / il tepalo trasmesso per scissione /
lo scarto - epidurale - del pistillo /che genera con-tatto.
Botanica e poesia. Olea fragrans rubra e Digitale purpurea, dunque.
Senza scomodare Pascoli, ciò che la poesia cerca è un piano
comunicativo plurilinguistico e plurisemantico. Carla Bariffi lo trova
con una certa efficacia. Ed è la Kalokagathia , quell’ unità di bellezza e
valore morale che, nel caso specifico, rappresenta il superamento dello
schema significante-significato: la poesia evolve in una sorta di macchia
accentuativa, segno universale in grado di produrre narrazione poetica.
Come la Sinfonia n. 9 in Mi minore di Dvořák, la ricerca poetica
dell’Autrice è prova di un nuovo mondo:
la realtà / è composta da due facce; / lo spazio tridimensionale / e
l'immagine olografica che vi proiettiamo. / Ma le informazioni, nello
spazio, / sono un ologramma tridimensionale. / Usiamo i semi di
Anassagora / come fossero la terza realtà. /
È la terza realtà che chiama, il linguaggio nuovo che tende a
decodificare l’intorno e l’interno. Risponderle, dunque, con l’esattezza
dell’atto poetico. Questa è la splendida scommessa dell’Autrice, la
poesia come strumento di indagine, cosmo a sé in continuo divenire.
Un’Olea fragrans 1), dunque, destinata a crescere a ritmo lento, ma con
1 ) Olea fragrans rubra era il titolo iniziale del poema.