martedì 13 dicembre 2011

Disquisizioni sul nulla 2

De nihilo, nihil! Dal Nulla, Nulla!

(Lucrezio)

Ovvero, niente nasce da ciò che non è (Epicuro).




Il Nulla, termine che Parmenide identificò col - non essere - e per tale identificazione fu criticato da Platone.
Nel neoplatonismo il nulla indicò la materia informe, mentre per i cristiani fa parte delle cose create e le limita.
Alla contrapposizione dell'essere al nulla si rifece Hegel, capovolgendola nella tesi dell'identità di tali concetti, in quanto allo stesso modo privi di determinazione. Il valore ontologico del nulla fu sostenuto nel Novecento da Heidegger, che lo concepì come una qualche entità negativa di tutti gli enti, dei quali perciò rivela l'essere: l'esperienza in cui si realizza tale rivelazione è l'angoscia, concetto già presente in Kierkegaard.

L'esistenza umana è quindi aperta al nulla altrettanto che all'essere; e questa duplicità è la condizione per la comprensione, da parte dell'uomo, della propria esistenza.

Da Heidegger derivò la concezione di Sartre per cui il Nulla è la coscienza umana in quanto libertà e progettualità. Carnap, invece, criticò l’uso metafisico della parola, che può comparire solo nelle proposizioni esistenziali negative (per esempio: fuori non c’è nulla), ma non con un senso assoluto.

* * *

Un bel riallacciamento al post, quì:
http://brotture.net/2009/11/23/rileggo-simone-weil-71/#more-2604

arenaria













e quì:
http://portodellescimmie.wordpress.com/2011/10/10/46/#comment-303

* * *

Ci siamo separati da Dio per il desiderio di partecipare alla divinità mediante la potenza e non mediante l’amore, mediante l’essere e non mediante il non essere. (III, 250)

Simone Weil

postato da: Chapucer alle ore 07:00 | Permalink | commenti (38)
Commenti:
#1 12 Ottobre 2011 - 06:15

Per me è inutile chiedere, né a Lucrezio, né a Epicuro, sul perché ci sia qualcosa invece che il nulla, o come dal nulla possa uscire qualcosa (se così davvero è stato) nessuno ne sa nulla.
Utente: elio_c Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. elio_c
#2 12 Ottobre 2011 - 07:43

«Pape Satàn, papeSatàn aleppe!»,
inf. VII

aer.
utente anonimo
#3 12 Ottobre 2011 - 07:54

Carla, ti copinciollo la mia (tardiva) replica ai tuoi commenti (purtroppo non ho altro modo oggi di essere più circostanziato):

«Quanto al “nulla”: è dal nulla (nihilo) che Dio crea, dall’antitesi che si giunge alla sintesi. Se ci soffermiamo eminentemente sull’essere nessuna teodicea sarà mai esaustiva. In merito agli enti (e quindi al non-ente, al niente) Heidegger è stato fin troppo “scolastico”».

Ciao!
utente anonimo
#4 12 Ottobre 2011 - 09:57

Per gli scrittori esistenzialisti l'interesse è notevole, forse ancor più ai giorni nostri dove attuare una ricerca al di fuori di una quotidianità resa sempre più banale ed esteta riduce ogni responsabilità ai minimi termini, ho scritto da Luca che credo fondamentalmente nell'equilibrio, strada tutta in salita ma a mio avviso vincente.
Un saluto esteso a tutti
Tiziana
utente anonimo
#5 12 Ottobre 2011 - 10:01

Elio, e tu non chiedere se vuoi!;-)

Aer, continua pure...

Luca, mi sta benissimo questa ultima tua definizione.
è dal nulla che Dio crea!
è dal nulla che parte la creazione....
(è dal nulla che si definisce il tutto).

Dio è stato definito simile al Nulla proprio per questa sua - non collocazione - materiale....per questa sua "irraggiungibilità".
Simone Weil sosteneva che solo annullando i nostri desideri e la nostra personalità possiamo avvicinarci veramente a Dio. (ma lei era drammatica!;-)
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#6 12 Ottobre 2011 - 10:06

Tiziana, ti ho letto solo ora, e ho letto il tuo bel commento da Luca...
L'equilibrio è fondamentale quando si tratta di mettere d'accordo le voci più importanti della 'nostra filosofia' ;-)
un bel saluto anche a te !
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#7 12 Ottobre 2011 - 12:00

è il nulla che ci affascina più di qualsiasi altra cosa...
e vaghiamo vaghiamo per dare un senso a quel nulla...

bacione.


m.
Utente: biondograno Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. biondograno
#8 12 Ottobre 2011 - 13:23

E FONTANA COSA C'ENTRA?
utente anonimo
#9 12 Ottobre 2011 - 13:40

Carla, si licet: la Weil era tragica non drammatica. Una temperie che ambiva allo stoicismo pur non riuscendo, se non a tratti, a spezzare la matrice giudaica, con il suo portato di angoscia del tutto alieno alla classicità ed al suo sentimento "fatale" della necessità. Si leggano le pagine di "In attesa di Dio". E proprio in questi termini ne parla Sergio Quinzio nel suo "La croce e il nulla" che ti/vi consiglio caldamente.
Un saluto!
utente anonimo
#10 12 Ottobre 2011 - 13:41

PS: ottimo Fontana!
utente anonimo
#11 12 Ottobre 2011 - 15:43

ho sentito parlare del teologo Quinzio, e ho letto qualcosina al riguardo...mi procurerò quel volume, grazie Luca

all'anonimo che scrive in maiuscolo perchè ho scelto Fontana?
perchè mi sembra si amalgami bene in questa atmosfera...
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#12 12 Ottobre 2011 - 16:43

"Pape Satàn, papeSatàn aleppe",
continuo

l'"aleppe" dantesco credo che deriva da una stortura latina di adam, prima lettera dell'alfabeto ebraico e composta nel suo "segreto significato", con l'intenzionale nulla. Eliminando ogni patetismo tipico dell'Ebraismo però. Ossia il nulla: "tra un fiore colto e l'altro donato l'inesprimibile nulla"; per alcuni contiene evidentemente l'"Eterno". Credo pure che le concezioni sul "nulla" classico siano completamente inservibili, niente è più distante da quel nulla che ha un centro. La nostra cosmogonia non è così bella.
Personalmente so che il nulla non esiste e sono convinto e dico che secondo le classiche quattro funzioni psichiche si può trovare un "nulla" per ogni bisogno, per tutti i gusti. E per ogni cattedra d'università.

ma son stupidaggini (queste mie) naturalmente, una buona serata.
utente anonimo
#13 12 Ottobre 2011 - 18:02

Michele, non sono per niente stupidaggini queste tue disquisizioni...
e ti ringrazio per l'apertura verso il centro perfetto, quello che non esiste se non nelle nostre menti e nei nostri cuori...nel mondo che vorremmo (e non ci accorgiamo che già abitiamo).

nel frattempo ho ritrovato una bella intervista a Quinzio (me la aveva portata Antonio tempo fa) e ho scritto due righe che riporto quì, così...

* * *

Creare connessioni tra una striscia di pensiero
e un'altra
attraversano lo spazio
- il tempo, il luogo, il vuoto -
fondendosi in materia.
(Ricchezza di pensiero).

Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#14 12 Ottobre 2011 - 19:24

La domanda è la vera molla che muove l'uomo. La conoscenza è il suo giusto percorso.
Un sorriso per la serata.
^_____^
Utente: keypaxx Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. keypaxx
#15 12 Ottobre 2011 - 19:28

SImone Weil, certo, e la sua mistica

però mi si permetta una considerazione: non credo che a separarci da Dio sia il desiderio di potenza in sè, quanto l'ego che lo sottende---

se l'io è centrato in se stesso la potenza è un aspetto, una possibilità di realizzazione, mm svuotato della mania ossessiva-compulsiva che invece l'ego attribuisce alla cosa

ovvero:

io senza ego sono aperto a tutto, dal nulla (di fatti neppure sento il bisogno di esserci o di giustificare di fronte al mondo la mia presenza con simboli di potenza...) all'essere (nel e del mondo)

per contro, io dominato dall'ego sono distante non solo da Dio ma, soprattutto, da me stesso, e mi illudo di darmi un valore ottenendo dei riconoscimenti esterni (potenza)---

Utente: parolesenzasuono Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. parolesenzasuono
#16 12 Ottobre 2011 - 20:11

Ciao Carla hai acceso il camino ?
il folletto ha portato le chiavi ..non c'è bisogno di ferire le povere tele ,quanta violenza ! :)
aspettava sulla finestra, con le sue chiavi
Utente: Eomer08 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Eomer08
#17 13 Ottobre 2011 - 08:34

Key, si, fin dai primi passi :-)

in effetti aveva ragione Einstein quando affermava che:
il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura e in che senso egli è giunto a liberarsi dall’Ego.
http://chapucer.splinder.com/post/23814824/il-valore-di-un-essere-umano

Fiore, non l'ho ancora aeso perchè è tornato il caldo!:-)
p.s., non devi essere così sensibile ai tagli, in fondo si tratta solo di una tela!

Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#18 13 Ottobre 2011 - 09:09


si Carla anche qui fa di nuovo caldo :)
..ma il gesto non mi piace , la tela non è solo un supporto ,ma anche un" luogo " poi non credo a quello che voleva dire con quel " taglio"..


Utente: Eomer08 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Eomer08
#19 13 Ottobre 2011 - 11:28


le interpretazioni di ciò che vediamo variano a seconda di ciò che la nostra interiorità proietta sull'oggetto.
io so bene cosa ci vedo, non ho capito cosa ci vedi tu...
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#20 13 Ottobre 2011 - 12:28

niente male anche questo:
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#21 13 Ottobre 2011 - 12:34

cercavo i tagli di Fontana e mi sono uscite le 'sorprese' di Fendi Peter! :-))
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#22 13 Ottobre 2011 - 12:37


certo, sono gli autoritratti di se di quello che si è
Utente: Eomer08 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Eomer08
#23 13 Ottobre 2011 - 12:44

mettici anche il "barattolo " di Manzoni :)
Utente: Eomer08 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Eomer08
#24 13 Ottobre 2011 - 15:03

Quasi sempre nei miei incontri filosofici con i bambini vien fuori la faccenda del nulla. E quasi sempre ne sono eccitati e sorpresi: un po' perché si rendono conto di maneggiarlo di continuo, specie nel linguaggio; un po' perché si sentono come esposti sull'orlo di un abisso.

(tra l'altro continuo, in questi giorni, ad "incontrare" Fontana - oltretutto lo scorso 7 ottobre è stata inaugurata al Museo Diocesano di Milano la nuova sezione a lui dedicata)

md
utente anonimo
#25 13 Ottobre 2011 - 15:57

Fiore, il barattolo di Manzoni, se devo dirti la mia opinione spassionata, non mi dice proprio nulla!:-)
invece le tele di Fontana hanno un qualcosa di oscuro che stimola la mente, o l'inconscio, ad emergere....

Mario, grazie per il tuo passaggio e la bella parentesi sui bambini che mi hai portato, trovo che abbiamo sempre molto da imparare dal loro ingenuo accostamento alle immagini...
il nulla in fondo non esiste, ma l'uomo ha bisogno di crearlo per poter farne emergere il nero
ed il bianco.
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#26 13 Ottobre 2011 - 18:39

alla faccia del Nulla, questa di Fendi è proprio carina:-)

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#27 13 Ottobre 2011 - 18:51

Grande il Finale!
Utente: elio_c Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. elio_c
#28 14 Ottobre 2011 - 06:42

Felice di aver chiuso in bellezza!
però, se qualcuno volesse continuare, lo avviso che non mordo...(:-)))
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#29 14 Ottobre 2011 - 06:50

Una chiusa molto filosofica, mi richiama alla mente Anatole France:
"Non abbiate paura che questa successione di gridolini stenti e affievoliti che compongono un libro di filosofia c'insegnino troppo sull'universo tanto che non possiamo più viverci."
Utente: elio_c Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. elio_c
#30 14 Ottobre 2011 - 07:01

tela tagliata, vagina d'eternità: ciao, buona giornata soldanella
Utente: almerighi Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. almerighi
#31 14 Ottobre 2011 - 15:03

sempre affascinata dalla questione del nulla, forse perché ho una fantasia bambina e lì, in quello spazio può sbucare chissà cosa mai....
Utente: Ecatmel Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Ecatmel
#32 15 Ottobre 2011 - 13:41

...e, se...dalla decompressione del nulla derivasse il tutto? Dio sarebbe il nulla o tutto il nulla sarebbe Dio?
Utente: confessiogoliae Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. confessiogoliae
#33 16 Ottobre 2011 - 08:26

Il nulla può essere pensato, e detto, soltanto a partire dall'Essere e, aggiungo: purtroppo! Tutto il pensiero dei grandi filosofi, da ultimo Heidegger, si aggira su questo territorio di nessuno ( propriamente di nessuno... ). Mi commuove ancora il tardo tentativo del filosofo di Messkirch di aggirare l'ostacolo alla ricerca di una possibilità: " in ogni cosa risaputa si cela ancora qualcosa degno di essere pensato. "
Bel post… un caro saluto

Roberto
Utente: meister Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. meister
#34 16 Ottobre 2011 - 12:44

Stefano, preferisco pensare che Dio sia la verità, quella che l'uomo conosce solo sotto forma di fede.

Roberto, grazie, concordo con te nell'affermare che il nulla può essere pensato e detto solo a partire dall'essere, io però non aggiungerei: pultroppo!
è il caso di imparare ad accontentarsi delle cose, meravigliose, che abbiamo...perchè cercare il nulla?
il nulla è l'esistenza vegetale...
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#35 17 Ottobre 2011 - 19:08

Nella cultura Vedica non esiste il nulla, esiste il non-manifesto che si alterna, ciclicamente, al manifesto.
Naturalmente questo ciclo riguarda prettamente la natura materiale degli universi tutti.

La natura spirituale, quale noi apparteniamo costituzionalmente, non conosce il nulla o il non essere. La Jiva, cioè l'essere vivente (noi) è eterno e comunque sempre manifesto, anche se a volte "celato", "ingannato", dai corpi fatti di materia (e quindi caduchi) che noi usiamo per poter sperimentare in questo contesto fatto di materia, che non è originariamente il nostro

Dio e noi (sue particelle) siamo sempre esistiti, non vi è mai stato un inizio nè vi sarà una fine a questo "legame" d'Amore, solo che in un dato momento abbiamo volutamente dimenticato questo Amore per vivere altre esperienze.

La vita è, non può non essere, altrimenti non sarebbe vita e noi siamo vita, siamo l'essere vivente che usa la materia che è morta.

Noi siamo uguali a Dio qualitativamente ma non quantitativamente, questa è la sostanziale differenza tra Lui e noi.

Questo è ciò che affermano i Veda al riguardo....facendo chiaramente un riassunto dei riassunti dei riassunti:))

Baci Chapucer (spero di averti risosto)
Utente: Isvari Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Isvari
#36 18 Ottobre 2011 - 19:21

mia cara, posso scriverti solo ora perchè il tempo non me lo ha concesso prima...mi hai aperto una rivelazione, il nullla non esiste, come io stessa pensavo, esiste una tregua, una non-manifestazione come definisci bene tu...un momento in cui bisogna - eclissarsi - scomparire, pur esistendo.
e questa condizione, è la stessa condizione di Dio.
è quella che ci avvcina a Dio e ci fa respirare il suo spirito.
e ci fa respirare il nostro spirito.
un'alternanza, così deve essere...un'alternanza tra l'essere
e il non essere
che non è un non essere
ma un essere più completo.
perchè vissuto dall'interno.

Grazie!
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer
#37 19 Ottobre 2011 - 22:23

"Pensa a te stesso come Nulla e scordati completamente di esistere. Quando vi sarai riuscito, trascenderai il tempo innalzandoti al mondo delle idee, dove ogni cosa è simile all'altra: la vita e la morte, il mare e la terra. Non vi riuscirai, invece, se sei legato alla materia del mondo. Se pensi a te stesso come a qualcosa di reale, allora il divino non potrà compenetrarti, perché il divino è infinito. Nessun vaso può contenere il divino, a meno che tu non veda te stesso come Nulla"
;))
Aba
utente anonimo
#38 20 Ottobre 2011 - 08:06

mi fai pensare a Pessoa :-)
io mi sento legata alla materia del mondo
però la mia mente la sento infinita e leggera, alta...
il nulla mi attraversa.
Utente: Chapucer Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Chapucer

9 commenti:

  1. questo è stato uno dei vecchi post che mi piace ricordare, peccato che a copiarlo non sono rimaste le immagini...
    (la discussione è ancora aperta :-)

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  2. Il Nulla è una vertigine del linguaggio (potremmo dire, con Wittgenstein, un "gioco", con metodo e regole).
    Esso si appoggia necessariamente all'essere o all'Ente ma non ne determina la realtà ontologica.
    Possiamo immaginarci il non essere e l'essere e guardarli con gli occhiali integri del noumeno kantiano ma la realtà è prima di ogni cosa cinicamente "indifferente".
    L'indifferenza rende il Nulla un concetto vuoto, una speculazione trascendente.
    Il vero Nulla è la fine della vita (ovvero del pensiero); l'angoscia heideggeriana o kiekergaardiana è soltanto una maschera al vero e unico Ente che è il Risolutore finale.

    RispondiElimina
  3. una sorta di afasia, allora...
    io mi trovo qui a navigare nel nulla (e mai lo farei se non lo considerassi una divagazione) e mi vengono in mente le cose più ...tenebrose come l'inferno di Dante, il Faust di Goethe.
    deve essere il potere del doppio (senso) che incide sul fatto che, quando si pensa una cosa, per contrasto si spalanca anche il pensiero opposto a quella cosa.
    riassumendo, riesco meglio a definire il nulla anzichè il tutto, ora.
    (comunque è spaventoso pensare che il nulla sia la fine della vita).
    perchè mai, mi domando, i filosofi si sono così tanto infervoriti e accalorati di fronte a questo interrogativo del Nulla?

    RispondiElimina
  4. Ciao Carla. Il nulla, vediamo cosa posso dirti. Penso che ogni qual volta si affaccia alla nostra mente un pensiero “forte” come l’Essere, si affaccia l’opposto suo contrario altrettanto grave. Lo possiamo fare, niente e nessuno ce lo vieta. Però a me sembra che questi sono concetti vengono generati dalla nostra mente umana, mentre in natura mi pare che non esisti né l’Essere assoluto, né il nulla assoluto. Per esempio, se penso a uno spazio totalmente vuoto, che indubbiamente può esistere, dove potrei dire che esiste il nulla, ed è vero, devo rendermi anche conto che esso non può che essere limitato, avere dei limiti, mentre attorno a quello spazio vuoto esiste qualcosa. C’è qualcosa, e questo qualcosa non è niente, anche se non è un tutto assoluto. D’altra parte l’Essere o il Tutto infinito e assoluto, li possiamo giusto afferrare come concetti di quando in quando e come intuizioni, ma non ne possiamo fare la conoscenza. Idem il nulla. Sono più dell’idea che il nostro mondo è un mondo di cose di mezzo, fra l’essere e il non essere, come sono anche dell’idea che dal momento che una cosa (qualsiasi cosa) è, o appare, acquisisce in pieno il suo statuto di esistenza e non può essere un non-essere. Sarebbe una contraddizione.
    Sono solo mie considerazioni, e mi fermo qui, ma è certo che la meditazione sull’essere e il nulla ha bisogno del suo tempo.
    un caro saluto.
    milena.

    RispondiElimina
  5. Pensare il nulla è precisamente ciò che, secondo la tradizione metafisica, non va fatto. Non va fatto perché non è possibile farlo. Pensare il nulla è cadere in contraddizione, è pensare qualche cosa, quindi attribuire l'essere a qualche cosa che non è. Nella misura in cui io dico che il nulla non è o che il non essere non è, già entro in contraddizione perché attribuisco qualche cosa, sia pure il non essere, a qualche cosa che assolutamente non è, non essere stesso. Ed ora l'idea profonda, l'idea che sta nel cuore del pensiero di Parmenide, il vero padre della metafisica: tu non penserai il nulla. Questo interdetto, questa proibizione di pensare il nulla, la ritroviamo, via via, in tutta la storia della filosofia. La ritroviamo in Platone, il quale compie - come lui stesso dice nel Sofista - un parricidio, perché cerca di pensare il nulla, introduce il nulla nel discorso filosofico. Ma il parricidio, come Platone stesso dimostra, si risolve in un grande elogio, in un trionfo del padre, in un grande elogio di Parmenide, perché in realtà Platone dimostra l'impossibilità di pensare il nulla in quanto nulla. Il nulla può esser pensato soltanto come finzione, solo per analogia, serve per spiegare ciò che altrimenti non potremmo spiegare, cioè la molteplicità, quindi, in definitiva, il divenire. Ma, assolta questa funzione - una specie di finzione - assolta questa funzione, del nulla non ne è più nulla. Ma del nulla non ne è più nulla nella scienza, che davvero è l'erede di questa tradizione metafisica. E la scienza pensa ciò che è, con i suoi strumenti agisce su ciò che è, sperimenta ciò che è, ma lasciando ciò che non è fuori del campo della sperimentazione possibile. Di nuovo si dice: i buchi neri, oppure i numeri razionali, sono finzioni platoniche, sono di nuovo elementi introdotti nel discorso, che però non hanno nessun peso ontologico, nessuna realtà ontologica. Là dove invece esiste una vera e propria ontologia del nulla, ma esiste come trasgressione dell'interdetto parmenideo. Questa ontologia del nulla la possiamo ricostruire. Ci sono tracce nella storia della filosofia. E siccome il nulla è il grande rimosso della storia della filosofia occidentale, è chiaro che l'ontologia del nulla non può essere cercata che negli episodi marginali di questa storia della filosofia. Ha lasciato soltanto delle tracce, non è stata elaborata una vera e propria ontologia del nulla o meontologia. Ma le tracce sono rivelative, sono importanti e ci mettono, ci fanno incontrare autori - che magari non interpreteremmo in questa chiave, ma che in questa chiave vanno interpretati - come Plotino, il quale sostiene che il nulla è al di là dell'essere, anzi ne è il fondamento, il non essere è il fondamento dell'essere e dunque converte l'essere nella libertà. Troveremo questa stessa idea nei mistici, che arrivano a identificare Dio con il nulla e troveremo quest'idea nei romantici, i quali cercheranno di elaborare una vera e propria ontologia della libertà, cioè una concezione dell'essere come libertà piuttosto che come necessità, su base estetica. Perché su base estetica? Perché appunto l'arte, è quella che ci rende sperimentabile il paradosso dei paradossi, il paradosso per cui l'essere, la verità dell'essere è, ma è sempre altra da sé. Le opere d'arte di che cosa parlano, se non della verità dell'essere? Ma questa verità dell'essere che cosa é, se non sempre altra da sé. E' addirittura contraddittoria rispetto a se stessa.
    Sergio Givone

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  6. C’è però un risvolto piuttosto angoscioso nel pensiero parmenideo, ossia che solo l’Essere “è” - l’Essere con la maiuscola. Mentre gli enti, che vengono e scompaiono, nascono e muoiono, ossia vanno nel nulla, non avrebbero vera realtà ontologica, ossia sarebbero pressoché dei ni-enti.
    E questo fondamento, questa frattura schizofrenica, sarebbe alla base di tutta la tradizione dell’occidente metafisico, e non solo, visto che come noi pensiamo “la cosa”, ossia la realtà del mondo fenomenico, coinvolge tutti i pensieri e le azioni che conseguono. Severino direbbe che questo “pensiero” nichilista percorre tutta la tradizione metafisica ed epistemica occidentale, nonché la storia dell’occidente.
    Ma a parte le tradizioni metafisiche, credo che ognuno di noi che abbia un minimo di cervello abbia la possibilità di pensare con la sua testa, e di decidere, ovverosia scegliere, il pensiero che più corrisponde al proprio sentire. Pensieri (e sentimenti) che probabilmente (e lo spero bene) non siano dati una volta per tutte - come la prescrizione parmenidea vorrebbe e che per altro non possiamo che trasgredire nella fattualità delle cose, visto che il nulla noi lo possiamo pensare eccome, al di là di ogni prescrizione - ma che diano avvio ad una ricerca, secondo me molto entusiasmante e che durante il percorso può dare buoni frutti. Già, perché io farei una distinzione fra “l’apprendere” (cioè studiare e apprendere cosa è emerso via via nella storia del pensiero umano) e il “comprendere” dove la presa di coscienza di ognuno raggiunge un “che” di nuovo e personale nella storia dell’umano pensiero.
    Devo dire poi che come donna sono diventata piuttosto scettica nei confronti di un “Pensiero” che è per lo più maschile. E, detto terra terra, e con un pizzico d’ironia, anche un’aquila quando è ben cotta, non è più importante né vale più di una gallina (proverbio orientale) :-)))
    ciao
    milena

    RispondiElimina
  7. Non direi afasia, nel senso che il mio concetto di Nulla è chiaro nel suo significato brutale, una sorta di rasoio di Occam dell'Essere: è semplicemente la fine della vita.
    Un Nulla che coinvolge (nel senso che non esclude) anche il concetto di soprannaturale, perché anche questo può sopravvivere concettualmente all'uomo: il Nulla è il vuoto senza prospettiva ultraterrena per chi non crede (un deserto "spaventoso" ma inevitabile) ma che può diventare un rinvio logico, una possibilità mistica (illusoria aggiungerei, ma in maniera soggettiva ovvero per intuito o per lucidità-alla Cioran), che è incapacità di accettare la propria limitatezza e un tentativo patetico di avvicinarsi alla perfezione dell'Assoluto.

    Protagora diceva che "l'uomo è la misura di tutte le cose: di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono".
    Un Nulla quindi determinato e limitato dall'uomo stesso, un concetto astratto ("il potere del doppio" di cui parlavi).
    Del tutto vero se parliamo del linguaggio (non a caso ho citato prima Wittgenstein) che cerca di definire il nostro rapporto con il mondo ma falso quanto vorrebbe appropriarsi di questa realtà che si voglia o no, esiste ed è "indifferente" ovvero "escludente" per l'esistenza dell'uomo.
    Un'indifferenza che non riusciremo probabilmente mai ad accettare: ecco perché tanti filosofi (anzi direi tutti, visto che la filosofia non può prescindere da questo) si sono "infervorati e accalorati" attorno al focolare dell'illusione.

    Giuseppe Savarino

    RispondiElimina
  8. Carissimi, mi prendo la calma di rispondervi perchè in questi giorni mi manca proprio il tempo materiale per scrivere.
    Grazie per i vostri pensieri e per stimolo che ne consegue.

    A presto!

    RispondiElimina
  9. allora, punto primo il nulla non mi ha mai affascinato, provo una sorta di ...repulsione al solo nominarlo.
    affrontarlo in un discorso significa un pò andare contro la mia forte idea di ignorarlo.
    mi viene il panico se ci penso ma se non ci penso mi viene da scrivere di getto, ogni sensazione che provo.
    vengono sempre citati nomi importanti, nomi "filosofici" importanti, maio mi chiedo; possiamo pensare per un momento a prescindere dal loro pensiero?
    con questa dannata nostra testa?
    e con il corpo?
    mi viene da riportare tutto a un termine: turiya.

    il nulla esiste in quanto noi esseri umani vogliamo dargli a tutti i costi una collocazione.

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