giovedì 9 agosto 2012

Necessità e Verità

- Il termine necessità per Aristotele indica la *modalità principale*.
In Leibniz la nozione di necessità coincide con quella di verità in tutti i mondi possibili.
Con tale significato essa è stata ripresa in logica contemporanea nell'analisi semantica delle modalità.
In un'accezione più ampia, la necessità logica è talvolta identificata con l'analiticità (secondo Quine gli enunciati analitici risultano necessari in quanto la rinuncia a essi è troppo costosa per il sistema delle conoscenze nel suo complesso). Comune a quasi tutta l'epistemologia contemporanea, prevalentemente empiristica, è la convinzione che la necessità delle leggi scientifiche e delle inferenze garantite da queste non dipenda dall'esistenza di connessioni necessarie in natura, ma sia indirettamente riconducibile alla natura logica o al concetto di implicazione logicamente necessaria.-

* * *

Questo estratto l'ho preso dal mio libricino di filosofia e concordo pienamente con le nozioni ivi riportate.
Aggiungo:
Non esiste necessità che non abbia in sè il "gene" della verità.

* *

L'ispirazione nasce da quì:
http://portodellescimmie.wordpress.com/2012/08/02/2-8-2012/#comments

4 commenti:

  1. forse il termine -compossibilità- è meglio assai.

    Un buon fine settimana.

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  2. Sinceramente non sò quanto sia vera questa ipotesi. Personalmente mi piace pensare ad un universo infinitamente complesso nel quale una particella si comporta in un certo modo soltanto perchè analizzandone il movimento ci si dispone in un modo piuttosto che in un altro.

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    1. Bene, allora vediamo se sai quanto sia vera questa altra ipotesi:
      *La necessità è il criterio supremo in ogni logica.
      Soltanto la necessità mette lo spirito a contatto con la verità.*

      Simone Weil, Q, IV, 156

      - La contraddizione è la prova della necessità -

      un argomento troppo arguto persino per chi me l'ha ispirato.

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  3. Nel più piccolo primo
    s'annida in radice
    un universo grandioso
    lei che è ambasciatrice
    ci avverte di metterci
    l'animo in pace
    non c'è frazione eguagliante
    lei stessa moltiplicata per sè
    che dia due per intero

    nel piano più semplice
    ritagliato da distesa infinita
    terna di punti equilatera
    messere apotema ci avvisa
    lui metà di radice di tre
    secondo dei primi infiniti
    non sarà mai generato
    dal rapporto fra interi

    nel nodo mirabile
    che stringe lo spazio
    tra due parallele
    fino a farne pentagono
    il terzo dei primi e dei dispari
    ci mostra il connubio
    fra il cinque e l'aurea sezione

    Così senza trucco nè inganno
    con sotterranee propaggini
    i primi sfidano l'umana ragione
    restia a contemplare l'irrazionale
    i primi sono figli divini a umani donati
    chè noi si possa accoppiarli

    e farne trascendenti rapporti
    labirinti inviolabili gorghi splendenti
    ghirigori trine e ricami impalpabili
    incommensurabili mete e percorsi
    tesi fra spazi indicibili

    duetrecinquesette
    undicitrediciediciassette
    e poi gl’infiniti seguenti
    occhieggianti e furtivi

    nella ressa dei numeri interi
    nella folla dei vocianti composti
    nascosti con astuzia di spia

    voi numeri primi siete perfetti
    come candidi gigli dagli stami dorati

    puri come atomi ultraterreni.

    Un saluto
    Marco Sclarandis

    marcopuntosclarandischiocciolatiscalipuntoit

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