- Il termine necessità per Aristotele indica la *modalità principale*.
In Leibniz la nozione di necessità coincide con quella di verità in tutti i mondi possibili.
Con tale significato essa è stata ripresa in logica contemporanea nell'analisi semantica delle modalità.
In un'accezione più ampia, la necessità logica è talvolta identificata con l'analiticità (secondo Quine gli enunciati analitici risultano necessari in quanto la rinuncia a essi è troppo costosa per il sistema delle conoscenze nel suo complesso). Comune a quasi tutta l'epistemologia contemporanea, prevalentemente empiristica, è la convinzione che la necessità delle leggi scientifiche e delle inferenze garantite da queste non dipenda dall'esistenza di connessioni necessarie in natura, ma sia indirettamente riconducibile alla natura logica o al concetto di implicazione logicamente necessaria.-
* * *
Questo estratto l'ho preso dal mio libricino di filosofia e concordo pienamente con le nozioni ivi riportate.
Aggiungo:
Non esiste necessità che non abbia in sè il "gene" della verità.
* *
L'ispirazione nasce da quì:
http://portodellescimmie.wordpress.com/2012/08/02/2-8-2012/#comments
forse il termine -compossibilità- è meglio assai.
RispondiEliminaUn buon fine settimana.
Sinceramente non sò quanto sia vera questa ipotesi. Personalmente mi piace pensare ad un universo infinitamente complesso nel quale una particella si comporta in un certo modo soltanto perchè analizzandone il movimento ci si dispone in un modo piuttosto che in un altro.
RispondiEliminaBene, allora vediamo se sai quanto sia vera questa altra ipotesi:
Elimina*La necessità è il criterio supremo in ogni logica.
Soltanto la necessità mette lo spirito a contatto con la verità.*
Simone Weil, Q, IV, 156
- La contraddizione è la prova della necessità -
un argomento troppo arguto persino per chi me l'ha ispirato.
Nel più piccolo primo
RispondiEliminas'annida in radice
un universo grandioso
lei che è ambasciatrice
ci avverte di metterci
l'animo in pace
non c'è frazione eguagliante
lei stessa moltiplicata per sè
che dia due per intero
nel piano più semplice
ritagliato da distesa infinita
terna di punti equilatera
messere apotema ci avvisa
lui metà di radice di tre
secondo dei primi infiniti
non sarà mai generato
dal rapporto fra interi
nel nodo mirabile
che stringe lo spazio
tra due parallele
fino a farne pentagono
il terzo dei primi e dei dispari
ci mostra il connubio
fra il cinque e l'aurea sezione
Così senza trucco nè inganno
con sotterranee propaggini
i primi sfidano l'umana ragione
restia a contemplare l'irrazionale
i primi sono figli divini a umani donati
chè noi si possa accoppiarli
e farne trascendenti rapporti
labirinti inviolabili gorghi splendenti
ghirigori trine e ricami impalpabili
incommensurabili mete e percorsi
tesi fra spazi indicibili
duetrecinquesette
undicitrediciediciassette
e poi gl’infiniti seguenti
occhieggianti e furtivi
nella ressa dei numeri interi
nella folla dei vocianti composti
nascosti con astuzia di spia
voi numeri primi siete perfetti
come candidi gigli dagli stami dorati
puri come atomi ultraterreni.
Un saluto
Marco Sclarandis
marcopuntosclarandischiocciolatiscalipuntoit