giovedì 8 marzo 2012

Intellettuali

si salvi chi può!

Non lo scrivo in tono sarcastico, ma realistico.
Diffidare, vivamente, di chi basa la sua conoscenza sulle "astrazioni" mentali.
Cosa si intende per astrazione:
ciò che non è spiegabile con l'esperienza,
ciò che non è vissuto ma solo idealizzato.
L'intellettuale si basa solo sulle idee, non tiene conto del vissuto individuale, e quindi della persona.

E poi è stato detto (da un certo Lèon Paul Fargue, sotto la lampada):
L'artista contiene l'intellettuale.
ma quando mai!!!
(la lampada era spenta:-))

- Occorre più intelligenza, che gli intellettuali non abbiano. Occorre pensare con tutto il corpo -

(Elio Vittorini, che mi trova concorde).




L'intelletuale è limitato dalla circoscrizione della sua mente, dimentica le origini
ignora ciò che è al di sopra, rinnega l'interiore.
L'intellettuale spara al mondo la sua ipocrisia accondiscendente, sicuro che vincerà.
che insolenza!

14 commenti:

  1. "Occorre pensare con tutto il corpo -"

    beh... condividendo il tutto, sottolino la citazione..

    bacio..
    tutto bene?

    m.

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  2. Aridità mancanza di fascino. Credo che si possa parlare di aculturalità. Vi è somma differenza tra cultura e conoscenza. E' questione secolare, come altrimenti confondere razionalità con ragione. E' questione di equilibrio. Con i sensi ("con tutto il corpo")vivrò e comprenderò affezione percettiva, con i concetti analizzerò ciò che è lingua, problema linguistico, il significante non è il significato. Le due questioni non sono in antitesi, hanno differenti campi ma nel medesimo divenire. L'una e l'altro si prestano a confusione (per non dire a scontri passionali..) disordinante, naturalmente semplificando, sono in opposizione. Un saluto e perdona il tono oracolare e idiota.. una stupida sintesi.

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    1. concordo sul fatto che è questione di equilibrio,
      in fondo è sempre questione di equilibrio in ogni circostanza.
      il funambolo lo sa!
      grazie per il tuo bel pensiero, sai, anche Kant ha scritto qualcosa in merito...tirando in ballo il Noumeno.
      bel concetto, quello del neumeno.
      dobbiamo cercare nel sè...
      appena mi riprendo sviluppiamo il discorso, dopo una giornata come quella di oggi mi sento letteralmente distrutta a livello di ragionamenti.

      ciao Micehe (gustiamoci il meraviglioso venerdì!:-)

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  3. Da Holbach a Nietzsche, passando per il materialismo di Marx, l'esigenza di abbandonare la rex cogitans cartesiana è diventata sempre più pregnante e per molti versi giustificata.
    Fino però ad arrivare ai giorni nostrani, con una deriva angosciante della "cultura del corpo" che è leggerezza confinante con un'idiozia finto immanentistica.
    Occorre sì pensare con il corpo ma purché il pensiero rimanga: la mia impressione è che sia più una scusa per l'incapacità di comprendere la complessità del proprio essere.

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    1. si, certo, il pensiero deve rimanere, per l'amor del cielo!:-)
      il pensiero è la struttura fondante per sviluppare qualsiasi congettura, permette di confrontarsi e di arricchirsi reciprocamente...
      riconoscendo però sempre la parte umile del nostro essere.

      grazie per la tua visita gradita!

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  4. lo sposalizio tra mente cuore e pelle accede a mondi superiori, quell'invisibile di cui siamo fatti e di cui mostriamo molto più spesso la scorza

    buona giornata, cara

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  5. Condivido la diffidenza per chi pensa per astrazione e non attraverso il proprio vissuto: solo pensando attraverso il corpo, solo portando un sapere collegato al desiderio ed alla immaginazione (ciò per me significa pensare con il corpo) un sapere "poetico" in senso lato, si è in grado di accedere all'autentico. Altrimenti si diventa "intellettuali" nel senso di assertori di verità universali e del tutto esangui, astrazioni idealistiche, che si risolvono nella difesa dello status quo del sapere e del potere.
    E' davvero splendida l'immagine che hai aggiunto di Elio.
    Buona giornata
    Daniele

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    1. come lo hai spiegato bene, Daniele!
      grazie anche a Mirella e a Biondograno, per la loro sensibilità :-)

      l'immagine del pensatore di Elio è geniale
      perchè non spiega nulla ma attraverso i simboli:
      il rosso, la colomba, la posizione della mano, l'energia che attraversa e collega la mano ad un volo immaginario,...tutto questo è espressione di ciò che rappresenta il vero pensatore.

      Grazie di cuore!

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  6. Attraverso il corpo, sempre. Il pensiero ha la sua fisicità, se venisse a mancare perderebbe di sostanza.

    ps. il pezzo è di Yann Tiersen, Rue de Cascades.
    http://www.youtube.com/watch?v=o8lPEgqE16o
    Sono contenta che tu "lo senta".

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    1. Grazie Apina, la tua concisione di pensiero è un bijou che precede la musica - dolcissima - di Yann...

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  7. Ci sono falsi intellettuali e veri intellettuali.
    L'intellettuale è colui che, in un corpo a corpo tra esistenza e idealità, rischia un giudizio storico calato nella vita del proprio Paese.
    Un giudizio che quando è autentico confina l'intellettuale in una scomoda solitudine.
    Intellettuali sono stati Gobetti, Gramsci, Testori e Pasolini.
    Pasolini è il grande diagnostico della rivoluzione antropologica in Italia, quella rivoluzione per cui dalla metà degli anni 50 alla metà degli anni 60 avviene un passaggio velocissimo da un mondo tradizionale fondato su una concezione umanistica e solidale a un altro in cui trionfano egoismo, apparenza, vuoto morale.
    E' il mondo del Nuovo Potere che nella sua ingannevole tolleranza persegue un'omologazione generalizzata.


    Ciao Carla.

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    1. Ineccepibile il tuo commento, Gus!
      Dai una definizione intellettualmente precisa del termine...Se prendo il vocabolario, alla voce intellettualismo, è riportato questo:
      "indirizzo filosofico che riporta all'attività dell'intelletto ogni forma di conoscenza.
      Genericamente, la tendenza a sopravvalutare le esigenze dell'intelletto rispetto ai sentimenti e alle necessità della vita pratica".

      Se parliamo di nomi l'enciclopedia ne è piena...
      Se vuoi ne aggiungo anche io, restando in tema di intellettualismo (quanto lo adoro!;-))

      Termine che designa la preminenza dell'intelletto sulla volontà e sulle emozioni. Il termine è stato usato nella filosofia contemporanea in senso peggiorativo dalle correnti di pensiero che, in opposizione al positivismo e allo scientismo, rivalutano l'intuizione (H. Bergson) , gli aspetti vitalistici e irrazionale dell'esperienza ((F. Nietzsche) , il carattere pragmatico del conoscere (W. James, F.C.S. Schiller). I concetti scientifici e la loro sopravvalutazione conoscitiva vennero definiti intellettualistici anche da G. Gentile e da B. Croce, che ripresero la concezione hegeliana della ragione e dello Spirito.

      Ciao Gus.

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  8. Chissà perché mi hai fatto pensare a Sgarbi.
    Concordo su tutte le tue considerazioni,ovviamente...
    :-)

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