lunedì 30 maggio 2016

La parola negata, Gianmarco Pinciroli




3.




e tu non dirla la parola,


che ti basti pensarla nella veglia


e poi la notte viverne la lenta sillabazione


fino alla mancanza di respiro


quando il fiato si fa parossismo dell’ala


per un volo che scende in picchiata


la vertigine del primo sonno


e ultimo




quel respiro l’ho udito


e ho visto quella maschera che dobbiamo indossare


nel quando di quel dove


si beve la feccia dell’ultimità




mi si dica come fare


perché davvero non saprei


rivolgere (a quale lui o a quale lei)


la dolce preghiera dell’assenza,


richiesta d’oblio perenne, e cecità che salvi


un barlume di umanissima pietà


per chi reca sulle spalle il dovere


di non più essere quel grumo


di fiato e terra che sorride al vento




4.



i due che lì, o altrove, stanno e stanno


e nello stare non sai come, la memoria


resta, vapore che addormenta nell’insonnia


e ubbidisce al destino delle cose che finiscono


e finiranno, prima, dopo, finiranno


ed io con loro: apparso e poi scomparso




“c’è questa follia che non sormonti”


mi dice con severità il filosofo


mentre il mistero semplice prevale


e nel silenzio si assorbe ogni dolore




5.



è dunque una tomba la memoria, vana


senza l’irraggiamento di una lapide


con lo specchio di un volto sorridente


che ora c’è, non c’è, dipende


dagli occhi che la guardano, distanza


della stella più lontana, lassù


quaggiù, ma nessun dove nessun quando, più


ci danno riferimento, un luogo


che non sia vanità di mente, non dura:


luce che si disperde, voce oscura




7.




oh la fatica di compilare elenchi


di tracce vissute tanto tempo fa


quando un profumo e un sorriso


ci inventavano la lunga giornata estiva


sulla riva del miraggio, luce d’agosto


spezzata dai raggi della bici


insieme con l’ombra minacciosa




il futuro non conta le vittime,


le fa, ed è quel sé che non saremo mai


abbastanza: una musica troppo facile,


metrica e prosodia, lessico d’anni ingenui,


coltivazione della polvere dei fiori


e disegni di costellazioni inventate


lì per lì dalla passione d’un momento




oh la fatica, l’enigma degli angeli


scesi dal campanile in veste di do diesis


per una melodia che segna il termine


del viaggio alla farfalla (ma lei, e lui


insieme dentro e fuori quella casa


ricca di avvenimenti impercepiti


dall’immediata aderenza al divenire)




pochi ma essenziali nutrimenti


all’anima perduta con un salto di gazzella


per evitare trappole di colpa e redenzione


(ma loro no, blanda mestizia dei fedeli


per il quieto indomenicarsi d’esistenza


nel gregge che va, rassegnato, alla chiamata).





3 commenti:

  1. Pochi ma essenziali nutrimenti ...

    mi attraggono gli autori sacri e tetri, alla Gianmario Lucini e alla David Maria Turoldo
    abitanti di una Dimora che ospita il silenzio.

    leggerezza e pesantezza si bilanciano ...

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  2. leicht und schwer amici della sera...

    affinché la bilancia sia in pari, però, occorre tempo ed esperienza. Talvolta il gioco riesce, talaltra no. Essere Mozart...

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