lunedì 25 novembre 2013

A regola d'arte

La gamba di una sedia doveva essere ben fatta.
Era naturale, era inteso. Era un primato.
Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario.
Non doveva essere ben fatta per il padrone, nè per gli intenditori, nè per i clienti del padrone.
Doveva essere ben fatta di per sè, in sè, nella sua stessa natura.

Charles Pèguy, L'argent (1913)




[L'opera è di Daniele Baron]

10 commenti:

  1. Mi fa piacere Carla l'associazione del mio quadro al testo.
    Anche perché occasione di riflessione.
    Mi pare che il testo parlando di natura come "dover essere" riproponga (valutando da ciò che leggo qui - non conosco l'opera di Péguy) l'idea platonica.

    Tuttavia "questa non è una sedia" (parafrasando Magritte). Se rimanesse ferma questa teoria della natura, questa sarebbe la copia di una copia. Sarebbe la rappresentazione di una sedia a sua volta copia di un originale che esprime il dover essere. Ma io affermo che non è una sedia, forzando il testo di Péguy (che si riferisce ad un oggetto e non alla sua raffigurazione, come qui) potrei affermare, in opposizione alla sua concezione, che non è fatta a regola d'arte. Se infatti ci liberiamo dalla concezione classica, il simulacro si libera dal riferimento e diviene espressione di libertà. Significa a prescindere dal riferimento: nella mia opera a mio giudizio esprime l'assenza nella sua pesante presenza.
    Un caro saluto e grazie per l'occasione di riflessione.
    Daniele

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    1. svisceriamo il perchè di un'azione (il mio gioco preferito),
      ho trovato la frase di Pèguy su una rivista che leggo, Tempi.
      sono rimasta colpita dalla verità in essa contenuta, l'importanza del contenuto di un ente (non solo Platone, quindi)
      poi mi sono informata su Charles, la madre impagliava le sedie (un lavoro certosino).
      Così nascono le associazione mentali, da una sedia si arriva ad una immagine, che non è propriamente nostra ma in cui proiettiamo qualcosa di nostro...la precisione, l'essenza, l'ombra.Ma soprattutto: l'immaginazione, il più grande regalo per l'uomo.

      l'essenziale è invisibile agli occhi.

      ciao Daniele, e grazie per la tua presenza sempre gradita e gentile

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  2. Non conosco Charles Pèguy e mi sembra che di lui non ci sia molto materiale a disposizione, interessante il quadro di Daniele Baron (complimenti) che d'istinto mi viene da associare ad una poesia breve e questa associazione del testo di Pèguy lo trovo a suo modo interessante.

    Come sempre Carla passare di qui è sinonimo di ricerca, ed ecco aggiunto alla lista anche Pèguy!

    Un sorriso t.t.

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    1. Grazie Tiziana,penso che sia giusto conoscere anche i bravi economisti (quasi) sconosciuti...
      il post avrebbe potuto benissimo intitolarsi: ousìa.

      non solo Platone quindi, ma anche Aristitole!
      ;-)

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  3. Questo scritto di Peguy, anche l'altra parte relativa al concetto, dovrebbe essere affissa in tutti i luoghi di lavoro!
    Stefano

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    1. perchè non la aggiungi, è interessante approfondirlo ...
      ciao Stefano, e grazie

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  4. “Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura. Una tradizione venuta, risalita dal profondo della razza, una storia, un assoluto, un onore esigevano che quella gamba di sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali.

    E sono solo io – io ormai così imbastardito – a farla adesso tanto lunga. Per loro, in loro non c’era allora neppure l’ombra di una riflessione. Il lavoro stava là. Si lavorava bene. Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto”

    Charles Pèguy – L’argent – 1914

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    1. una qualità intrinseca alla cosa, quindi...
      nulla da imparare, solo l'arte!;-)

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