mercoledì 25 luglio 2012

Essere lirici



[Essere lirici significa non potere restare chiusi in se stessi.
Tale bisogno di esteriorizzazione è tanto più imperioso quanto più il lirismo è interiore, profondo e concentrato. Perchè l'uomo diventa lirico nella sofferenza e nell'amore?
Perchè entrambi questi stati, sebbene diversi per natura e orientamento, sorgono dal fondo più remoto dell'essere, dal centro sostanziale della soggettività, che è una sorta di zona di proiezione e di irraggiamento].



11 commenti:

  1. Ma che ninino il tuino!!!
    Uhm, comincia con quello in primo piano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Prima mi leggo le prefazioni e poi decido,
      li ho disposti a caso, così...spero di non fare indigestione.
      Il gattino è bravissimo, se ne sta fuori da bravo a fare la guardia e a giocare :-)

      Elimina
  2. Ti suggerisco: "Al culmine della disperazione", anche perché hai già conoscenza di Cioran...
    Il gattino guarda in su, sotto la gonna? Gattino goloso!!!
    Stefano

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo proprio che comincerò con: Essere lirici
      il primo capitolo del suo primo libro.
      In quanto al gattino, non possiede ancora - e non la possiederà mai - la malizia dell'uomo, quindi mi sta guardando dritto negli occhi.

      Elimina
    2. Allora sei tu che lo guardi dall'alto...
      Essere lirici è un ottimo libro... ma complesso nelle argomentazioni.
      Comunque buona lettura.

      Elimina
  3. Intendevo un capitolo complesso!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Meno male ti sei corretto!
      :-)
      Grazie Stefano, ora aggiungo un pezzettino del capitolo che già trovo magnifico...

      Elimina
  4. Complimenti per la foto tua che hai aggiunto, mi piace lo sguardo intenso :-)
    Interessante il pezzo riportato, potrei aggiungere che nella sofferenza e nell'amore l'uomo è lirico perché fuori dal normale sé stesso, perché la situazione è di crisi e di divenire-altro.
    Buona serata!

    RispondiElimina
  5. Grazie per il complimento, mio carissimo Daniele!
    aggiungo questa, che ho letto nel sito del nostro Savarino proprio ieri sera:

    “Annientare con le parole offre un senso di potenza e lusinga qualcosa di oscuro in noi. Non è erigendo, è polverizzando che possiamo intuire la segreta soddisfazione di un dio”".

    potrebbe essere rivolta anche a un dipinto...?
    annientare con le immagini...

    Buona giornata!

    RispondiElimina
  6. Sospetto non sia altro
    il nostro mondo vario
    che sèguito di taglio
    nell’assoluto denso
    se produsse ferita in carne viva
    od orizzonti su vuoti non visibili
    non sappiamo come sapere prima
    bastò un fendente unico
    quello fu il miracolo
    il secondo l’ennesimo dei colpi
    non furono che apparente
    suddivisione d’infrangibile
    oppure per noi che amiamo
    contare l’inesauribile
    moltiplicazione di ente singolare
    mistero è che lama e mano
    sfuggono dalla flagrante azione
    siamo genìa di quell’intaglio
    mosso da un intento primo
    in bilico tra un desiderio
    d’onnipotenza e annientamento
    umano che si ritrae
    dopo estenuante indagine
    e quieto contempla il varco
    è essere che sa farsi lieto

    un saluto,

    Marco Sclarandis

    RispondiElimina
  7. a tratti, per fulgidi, brevi istanti, di consapevolezza, mi capita di cogliere quella liricità, una sorta di silenzio interiore da cui far emergere l'immensità racchiusa dentro un corpo, come fosse possibile...

    ,,, ( e il ritrovarsi è certo per coloro che sono amici) ...

    RispondiElimina