martedì 6 ottobre 2015

Tigri e costellazioni




Le transenne segnano, cupe
incidono nel nero
una stabilità che non esiste
e il rosso del sangue benedice
ciò che fu, che resta
di questo astratto mondo.

La musica si dà
traccia come l’assenza
la sua essenza.

Attraversami
parola che infierisci
non oscurare la gemma –

Tempestami
di brividi la nuca.
con i denti
incidimi graffiti.

Guardare
nel letto di certe parole
che solo a pronunciarle trema il vuoto.

Vedo simboli
tracciati nel vuoto
vorticoso della mente
gesso che sfrega
ruvido e scivola stridente.

Brucia nel mio petto
la fragranza - congelata –
dell’incontro.
Benedizione che consacra
l’esposizione della rosa.

Seduzione di pareti
in ascolto oltre la soglia.
navi di piombo risalgono il cielo,
frecce che scoccano senza l’indugio.
-      L’indugio è la mente .

Ogni dettaglio scandisce un sentire
eco ferruginoso di antica sorgente.
Lo spettro di luna ci guarda.

Resurrezione nella carne della carne
dal grigio nell’argento verso l’oro.
consumandosi la fiamma divampa
nel sé dell’assunzione.

L’urgenza
di scrivere scriverti adesso
l’urgenza di dire
-      Le cose –
Le parole fuggirebbero
se solo ...
L’orecchio disegna
la debole curva del suono
s’inclina – lingua nella sua cavità –
entra piano.


Dov'è, la bellezza del poeta?
il poeta non si mostra, giostra
le parole come fossero asteroidi
collocandole e togliendole
sbriciolandole.

6 commenti:

  1. Questa tua poesia è un esempio di come questo linguaggio, allo stesso modo della musica, sia utilizzato per evocare quelle cose che sentiamo dentro di noi al punto tale da poterle identificare con noi stessi.
    Mi sembra di avvertire, in questa tua poesia, una tragica consapevolezza circa l'impossibilità di comunicare la vita nel momento stesso di viverla, l'inevitabile allontarsene nel momento stesso che si cerca di coglierne l'essenza.
    Tutti i legami e i ponti con cui cerchiamo di comunicare con la vita la rendono più lontana dalla nostra comprensione e svuotata di contenuto.
    Il linguaggio e le parole fanno parte di questo paradossale tentativo, nella nostra perenne oscillazione tra l'impossibilità della cosapevolezza del nostro essere e la necessità inconscia di viverlo.
    A questo punto non ci rimane che collocare e poi sbriciolare quelle ancore poetiche perché la coscienza non abbia il tempo di strutturarsi:

    "Dov'è, la bellezza del poeta?
    Il poeta non si mostra, giostra
    le parole come fossero asteroidi
    collocandole e togliendole
    sbriciolandole."

    Ciao!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Giuseppe, è molto bello quello che mi scrivi ...
      pensa che queste poesie le ho "riviste"alla luce della mia maturità, seguendo il consiglio di una persona che stimo.
      In genere non rivedo quasi più quello che ho scritto ...

      Ciao!:-)

      Elimina
    2. Spesse volte, ciò che abbiamo scritto nel passato ci appare persino ridicolo. Non di rado, ce ne vegogniamo addirittura. Questo, probabilmente, è dovuto al fatto che quelle cose fossero il frutto di pulsioni momentanee, senza un valore oggettivo. E' come quando, a freddo, proviamo vergogna per aver insultato una persona e per esserci persino esaltati nell'atto di farlo.
      Quando, invece, qualcosa che abbiamo scritto o fatto nel passato, ci rimane attaccato addosso fino a commuoverci è perché, evidentemente, si trattava di qualcosa che andava oltre il momento, oltre l'istinto. A tal proposito, mi appresto a rileggere una tua "serie" di poesie in merito ai "ricordi" che, ieri, di sfuggita, mi è capitato di notare.
      Spero che il mio commento, in quel caso, sarà conforme alle tue sensazioni. In caso contrario, non esitare a farmelo notare.

      P.S. Scusa per questa apparentemente stupida precisazione: io commento unicamente scritti che mi colpiscono e non con il latente scopo di far conoscere il mio blog. Nel mio piccolo, sto facendo una "lotta" verso quel processo di atomizzazione a cui la "socialità" odierna ci sta avviando, con ciascuno di noi che si mette in vetrina nell'attesa di un ipocrita "mi piace". Sempre nel mio piccolo, spero di creare una sorta di rete di blogger che si parlino.

      Ciao!

      Elimina
  2. La poesia è un vizio capitale ... da cui non ravvedersi.

    RispondiElimina
  3. da come la descrivi somiglia a una droga ...:-)
    poesia è soprattutto atto artistico che, come un incredibile puzzle, si incastra nel disegno del mondo ...
    essere e mondo.

    cosa pensi delle mie ultime, noti una differenza di espressione?

    RispondiElimina