mercoledì 9 aprile 2014

A bassa voce, Ivan Fedeli – Ed. CFR – Nota di lettura di Carla Bariffi





(La poesia. Ferita, sollievo
Incontro, abbraccio. Avrai mani per tutti
Se pure tu saprai ferirti un giorno,
figlio di un’epoca priva di padri).


La musicalità poetica di Ivan Fedeli  si svolge come un nastro di Moebius lungo il percorso della nascita, verso l’accoglienza nel mondo, descrivendo le impressioni di un padre , il suo stupore, le sue inquietudini.
È un percorso faticoso, recitato a bassa voce, mantenendo, lungo tutto il contesto, la forma che da sempre gli è congeniale; la struttura dell’endecasillabo.


Meglio un silenzio, indicarti l’azzurro,
il biancore delle fiabe innevate
prima dei sussurri, dei suoni flebili
in cerca di parole. Nel linguaggio
è la gioia e il dolore: sillabare
tutto con premura, per poi lasciarti
andare con un passo quasi stabile,
ciondolando un po’ tra verità e sogno.
Ma un sentore impercettibile, un fremito
Tra sinapsi e placenta per nutrirti
Come proteina e dirti cos’è il mondo,
se fallimento, stupore o il vigore
per trarre dalla debolezza forza,
dal peccato grazia, perché per essere
si nasce ogni giorno cercando il meglio
anche nella negazione.

È un invito ad esplorare, al di là del rischio, il possibile vaccino.

[…] Tu spingi la mano ben oltre,
scopri la vita di un fiume per l’acqua
copiosa, non come la melma intesa
a fermare il fluire. Nell’acume
il segreto, vedere più in là, aprire
lo sguardo al divieto forse è il vaccino.

Il dettato di Ivan Fedeli si fa plasma, descrivendo la poesia nella sua forma primordiale, divenire di un linguaggio prima ancora che materia.

Poesia, sostrato che s’agglutina,
madre placenta mia che si fa tua
ancor prima di esistere, restare.

*
Sapere così di essere la stessa
Cosa, liquido amniotico, pensiero,
linguaggio: tutto in un sottile nodo
per certezza di unità, osmosi, come
gemma che si duplica restando una
o stupore di cellula tra tante
nell’atto di aggregarsi pienamente.

*

(secondo piano, ore sette: la donna
si affaccia sbattendo tappeti. L’anima
è lì, nel pulviscolo che tracima,
nei pezzettini di pane d’avanzo
disordinati della sera prima).

A bassa voce, il poeta descrive anche il mondo intorno alla meraviglia della nascita, quello che lo abita precariamente, celebrando il disincanto dell’esistenza, quello che accetta passivamente lo scorrere dei giorni, le vie trafficate, il cemento che ci porta via l’ossigeno.

9 commenti:

  1. un omaggio a Ivan Fedeli e alla sua lirica sulla *meraviglia della nascita*
    a bassa voce ...

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  2. adoro il fiore del glicine che sta fiorendo in questi giorni, una cascata di lavanda, sembra di sprofondare nelle colline di Cèzanne!:-)

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  3. Viva Fedeli e glicine, allora :-)

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  4. grazie Carla, spero di rivederti presto Ivan

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    1. grazie a te, carissimo, alla tua gentilezza e disponibilità!
      non dimenticherò mai la bella presentazione che hai fatto al mio libro nella chiesetta di San Nicolao, a Bellano...sei stato di una squisitezza...
      a presto

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  5. Il Glicine e il suo colore leggero profondo e indimenticabile. Gabrowski è perso per sempre, mi sono trasferito qui, Se e quando vuoi...

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    1. ho aggiunto altri fiori bellissimi, in omaggio al mio ospite gentile...
      glicine, papaveri, clemantide, narciso, papavero, camelia.

      ciao Ivan

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  6. (il narciso è per Sebastiano, il papavero e il campo di papaveri per Stefano, la clemantide e il glicine per Ivan, il gatto osservatore per Renzo, e la bella camelia per la signora delle camelie!;-))

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