“E’ nella tua lingua/che la mia lingua
prende/la forma perfetta del suono”; qualsiasi sia il riferimento esterno (e
privato) di questi versi, va sottolineata la funzione di tramite essenziale che la parola (quella parola scelta, e non
un’altra) volta per volta assume nel gioco osservativo-immedesimativo che, come
abbiamo suggerito sopra, costituisce la struttura portante genetica del testo.
E questo gioco si realizza nella dialettica felicemente non risolta, se non provvisoriamente, tra l’Io poetante e il Tu
(“il tuo linguaggio”, “E’ nella tua lingua”): o forse talvolta risolta ma col
sacrificio fecondo della propria identità, della propria più intima
appartenenza (“”Tua (mia) profondità”, “Sacro/il respiro – nostro – ”, “dalla
sua – mia – profondità”, “Spalmo spalmami spalma”, “il tuo respiro calmo/è la
mia lingua”).
E in aggiunta va messo in evidenza il
fatto che il campo operativo d’elezione di tutta questa frenesia osservativo-immedesimante
è il corpo umano stesso, che con
tutti questi elementi naturali intrattiene, di immagine in immagine, le più
diverse relazioni, sia attraverso il respiro
che lo tiene in vita, sia attraverso la pelle
che lo protegge e al tempo stesso fa da tramite al contatto, sia attraverso la bocca, mobilitata col bacio nel dare e
nel ricevere l’energia, la luce, la vita.
Ed è soprattutto il respiro che, come suggerisce Bariffi, “racchiudendo ogni forma”,
s’incarica demiurgicamente di fare della terra un ‘mondo’ umano; esso potrebbe equivalere,
peraltro, sul versante sensibile, a ciò che qui, come protagonista nascosto,
invisibile, impercettibile ma onnipresente, si assume il compito di render
conto della possibilità della
Bellezza: ossia al pensiero
(“risucchia ogni bene/bellezza di un pensiero/che penetra il fiore”), alla luce
del pensiero (“bellezza silenziosa – mio pensiero/la luce dentro gli occhi”).
Il pensiero non è mai assunto come un assoluto in questi versi, bensì sempre relativizzato al corporeo, sia rispetto
all’interiorità dell’agente-soggetto sia rispetto all’esterno, ossia agli
elementi che compongono nella loro mescolanza il mondo, e che in quell’interiorità
si rifrangono come in uno specchio. Sia l’esterno che l’interno corporei
diventano allora il luogo privilegiato dell’Eros, rispettivamente secondo
modalità paniche (rispetto alla natura esterna) e secondo contatti di carezza,
di bacio, di sguardo, a testimoniare la presenza innamorata dell’Altro (si
vedano i testi: “Distendo la mia giugulare[…]” etc, “E ancora la tua voce […]”
etc., “Scintilla/sul pelo dell’acqua la schiuma […] etc. ).
“E’ la somiglianza, che vince su tutto”:
una possibile interpretazione complessiva di questa piccola raccolta di versi,
delegata a questo verso, potrebbe
appunto ipotizzare questa doppia (esterno/interno, elementi naturali/corpo)
relativizzazione dell’assoluto-pensiero all’insegna del motore erotico
essenziale; “poiché in essa [la somiglianza] riflettiamo/l’unione di pensiero e
desiderio”, ossia – se l’ipotesi qui formulata ha un senso – nella somiglianza
(non nell’identità!) la reciproca attrazione dei due estremi produce un pensiero desiderante, o un desiderio pensoso, in ogni caso una
conciliazione, tutta umana nella sua provvisorietà, in grado di descrivere il
senso profondo di questa “unione”: “l’ascetica utopia che non si arrende”, o
anche, e sotto un profilo più intimo ma non meno intrigante, “il “mio mare
interno/oscuro come la verità”. L’oscurità, va detto, che non contraddice la
gloria, onnipresente in questi versi, della luce vivificante (a tal proposito
si vedano le tavole di Cini, per esempio quella dedicata alla sera o quella
dedicata alle rose, nelle quali le linee curve traducono in termini visivi –
soli, lune, fonti di luce comunque – l’estrema mobilità suggerita dai versi),
al contrario ne costituisce l’alterità, l’asintoto che è dovere umano, tutto umano, di raggiungere per portarlo, per quanto
provvisoriamente, a rischiaramento.
Gianmarco
Pinciroli (seconda parte)
Cara Carla, desidero farti i miei auguri più belli per questa tua nuova pubblicazione. Ho letto la nota di lettura di Seb Aglieco, molto convincente. Bene! Rosa Salvia
RispondiEliminaGrazie carissima Rosa ora sono in montagna a godermi la Natura ;-)
RispondiEliminaBaci!