giovedì 6 novembre 2014

Il giovane favoloso, impressioni a caldo




Ho visto ieri sera la proiezione del film su Giacomo Leopardi, e sono rimasta impressionata positivamente dalla visione e dai contenuti, cominciando dalla considerazione che, condensare la vita di Leopardi, secondo solo a Dante come importanza letteraria e di pensiero, in poco più di due ore (durata del film) è impresa a dir poco difficile e quasi impossibile, ma il regista Mario Martone è riuscito splendidamente nell’impresa, che parte dalla scelta di un interprete *favoloso* quale si è dimostrato Elio Germano, soprattutto nel recitare alcune poesie in maniera suggestiva, rispettando le lunghe pause, mettendo a fuoco il momento della rivelazione del poeta,  che sopraggiunge improvviso in mezzo alla natura, in completa solitudine…e poi mettendo in evidenza magistralmente gli aspetti difficili di un personaggio così sensibile e infelice.


L’ironia con la quale Leopardi affronta l’ambiente della critica letteraria del suo tempo sottolinea la sua grande forza di carattere, la sua enorme sicurezza di pensiero. Lo giudicavano ateo, certi intellettuali, ma come era possibile?



Era molto vicino alla Natura, che considerava crudele (forse da questa deriva gran parte del suo pessimismo), e aveva una sua fede. Lo dimostrava osservando con occhi voraci la bellezza della natura e i giochi dei fanciulli,  gettandosi, nella seconda parte del film, in quel fermento di vita che popolava Napoli  (dove poi morì) nel tempo della sua visita insieme al caro Ranieri.



La scena più bella si svolge nella locanda, insieme alla gente comune, lui, grande pensatore, gioiva con loro come il più felice contadino, mentre i paesani scherzavano sulla sua gobba portafortuna, sparando i numeri al lotto.


Martone ha saputo individuare i punti cruciali dell’esistenza di Leopardi e ne ha disseminato le tracce lungo il percorso narrativo sottolineando le sofferenze, le umiliazioni, le privazioni, ma anche la gioia, l’incanto, il tormento e l’estasi. Durante l’eruzione del Vesuvio accade un momento magico, la stesura de La Ginestra, ultima sua poesia.


Ne estraggo alcuni versi che lui legge amabilmente nel film:

Seggo la notte; e sulla mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,
Cui di lontan fa specchio
Il mare, e tutto di scintille in giro
Per lo vòto Seren brillar il mondo.
E poi che gli occhi a quelle luci appunto,
Ch'a lor sembrano un punto,
E sono immense, in guisa
Che un punto a petto a lor son terra e mare
Veracemente; a cui
L'uomo non pur, ma questo
Globo ove l'uomo è nulla,
Sconosciuto è del tutto; e quando miro
Quegli ancor più senz'alcun fin remoti
Nodi quasi di stelle,
Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo
E non la terra sol, ma tutte in uno,
Del numero infinite e della mole,
Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle
O sono ignote, o così paion come
Essi alla terra, un punto
Di luce nebulosa; al pensier mio
Che sembri allora, o prole
Dell'uomo …

3 commenti:

  1. Non l' ho visto, nè sentito la recitazione.
    Ma la poesia è bella.. senza termini astrusi.. direi sicura, e educata.

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    1. ti consiglio di vederlo, ti troverai di fronte ad un Leopardi inedito, proiettato nel futuro, rivoluzionario e perfino sensuale ...di quella sensualità che non viene dall'aspetto fisico ma dall'intelligenza sempre dubbiosa e ammaliante che appartiene a certi geni della storia...

      leggi i suoi pensieri e scoprirai solo una parte di tutto il fermento della sua mente incontenibile ...
      affascinante!:-)

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