[Essere lirici significa non potere restare chiusi in se stessi.
Tale bisogno di esteriorizzazione è tanto più imperioso quanto più il lirismo è interiore, profondo e concentrato. Perchè l'uomo diventa lirico nella sofferenza e nell'amore?
Perchè entrambi questi stati, sebbene diversi per natura e orientamento, sorgono dal fondo più remoto dell'essere, dal centro sostanziale della soggettività, che è una sorta di zona di proiezione e di irraggiamento].
Ma che ninino il tuino!!!
RispondiEliminaUhm, comincia con quello in primo piano.
Prima mi leggo le prefazioni e poi decido,
Eliminali ho disposti a caso, così...spero di non fare indigestione.
Il gattino è bravissimo, se ne sta fuori da bravo a fare la guardia e a giocare :-)
Ti suggerisco: "Al culmine della disperazione", anche perché hai già conoscenza di Cioran...
RispondiEliminaIl gattino guarda in su, sotto la gonna? Gattino goloso!!!
Stefano
Credo proprio che comincerò con: Essere lirici
Eliminail primo capitolo del suo primo libro.
In quanto al gattino, non possiede ancora - e non la possiederà mai - la malizia dell'uomo, quindi mi sta guardando dritto negli occhi.
Allora sei tu che lo guardi dall'alto...
EliminaEssere lirici è un ottimo libro... ma complesso nelle argomentazioni.
Comunque buona lettura.
Intendevo un capitolo complesso!
RispondiEliminaMeno male ti sei corretto!
Elimina:-)
Grazie Stefano, ora aggiungo un pezzettino del capitolo che già trovo magnifico...
Complimenti per la foto tua che hai aggiunto, mi piace lo sguardo intenso :-)
RispondiEliminaInteressante il pezzo riportato, potrei aggiungere che nella sofferenza e nell'amore l'uomo è lirico perché fuori dal normale sé stesso, perché la situazione è di crisi e di divenire-altro.
Buona serata!
Grazie per il complimento, mio carissimo Daniele!
RispondiEliminaaggiungo questa, che ho letto nel sito del nostro Savarino proprio ieri sera:
“Annientare con le parole offre un senso di potenza e lusinga qualcosa di oscuro in noi. Non è erigendo, è polverizzando che possiamo intuire la segreta soddisfazione di un dio”".
potrebbe essere rivolta anche a un dipinto...?
annientare con le immagini...
Buona giornata!
Sospetto non sia altro
RispondiEliminail nostro mondo vario
che sèguito di taglio
nell’assoluto denso
se produsse ferita in carne viva
od orizzonti su vuoti non visibili
non sappiamo come sapere prima
bastò un fendente unico
quello fu il miracolo
il secondo l’ennesimo dei colpi
non furono che apparente
suddivisione d’infrangibile
oppure per noi che amiamo
contare l’inesauribile
moltiplicazione di ente singolare
mistero è che lama e mano
sfuggono dalla flagrante azione
siamo genìa di quell’intaglio
mosso da un intento primo
in bilico tra un desiderio
d’onnipotenza e annientamento
umano che si ritrae
dopo estenuante indagine
e quieto contempla il varco
è essere che sa farsi lieto
un saluto,
Marco Sclarandis
a tratti, per fulgidi, brevi istanti, di consapevolezza, mi capita di cogliere quella liricità, una sorta di silenzio interiore da cui far emergere l'immensità racchiusa dentro un corpo, come fosse possibile...
RispondiElimina,,, ( e il ritrovarsi è certo per coloro che sono amici) ...