Cioran ben conosceva i limiti del dettato, il lavorio sommesso verso ogni ricerca di parola, il taglio preciso del cuore.
è un farsi del male recidere la linfa, o è un evidenziarne il liquido?
Scrivi ciò che provi e poi lo ribalti, modificandone struttura e sedimento, lasciando emergere il torbido fondo
senza coperture e senza finzioni, senza sbavature.
La metamorfosi del *genio scrittore*: smascherare l'altra faccia del cielo.
Fatico a riconoscere la tua consueta assenza di profondità speculativa Carla. Brava!
RispondiEliminadipende tutto da cosa siamo influenzati, mio caro portodellescimmie.
EliminaMishima aveva un altro impatto, molto più romantico sotto certi aspetti, basta solo vedere che titoli sceglieva...neve di primavera
ci può essere titolo più ... addolcente?:-))
da quando ho letto Cioran capisco che la verità nella scrittura diventa tagliente, oltre che ironica e reale.
ci sono pensieri nel suo libro *confessioni di un apolide* che ancora mi fanno sussultare.
stilettate! ecco come deve essere la scrittura vera, una stilettata.
ciao Luca
Più che di "verità nella scrittura" parlerei di "stile" o più precisamente, utilizzando una terminologia dello stesso Cioran, di "lirismo".
EliminaCapirai meglio leggendo "Al culmine della disperazione", dove un giovanissimo Cioran si chiede nell'incipit del libro:
"Perché non possiamo restare chiusi in noi stessi? Perché perseguiamo l'espressione e la forma, cercando di svuotarci di ogni contenuto e di disciplinare un processo caotico e ribelle?".
Un dubbio che riporta alla mente quello ben più famoso di Amleto, di fronte - non a caso - al concetto supremo della Morte.
Grazie Giuseppe, l'interrogativo sollevato è veramente degno di riflessione...
RispondiEliminapenso che se restassimo chiusi in noi stessi, potremmo scoppiare come mine
ma penso anche che se non accettassimo compromessi alla nostra apertura
sarebbero fuochi d'artificio!
:)