L’attimo è fugace
come l’ombra
vista da una
seduta.
Veste il monte
per metà.
L’altra, in un
attimo
si svela.
*
La medicazione
continua
fino al
riassorbimento
del derma.
Quando visibile
sarà
la cicatrice
ci ricorderemo.
*
Ricordare è una
partecipazione
all’angoscia
dell’essere.
*
Il mastello è
appeso
(finalmente).
Contiene un
geranio
rosso come il
bianco
candore di un
organo.
*
Girovagare per
casa
con un martello
in mano
il chiodo in ferro
da infliggere nel
muro.
Il tempo non
esiste
esiste la
disposizione
degli spazi e
della mente.
*
Facciamo i conti
con la nostra
solitudine
quando possiamo
permettercelo.
Magari mentre
stiamo stirando
lenzuola fresche
di bucato
e ci infiliamo
nelle pieghe
spianandole per
distendere l’ordine
(un ordine
costituito)
facendo
attenzione alle pieghe
che poi si
riformano.
*
Questo clima
è favorevole ai
gatti.
Le cicale
addestrano l’aria
al canto
e la casa vibra
di una natura
fertile.
La micia nera
allatta il suo gattino bianco
ed è felice.
*
Il lampione
si accende nel
sole.
Il vento
disperde le
briciole
appena seccate.
È musica il
silenzio
nell’attimo che
vola.
I muri sono
braccia.
*
Cambiare registro
auscultare
l’”altro”.
La materia prima
deriva dal pane
dal figlio e dal
padre.
La madre
veste altri riti.
*
Arriva il riverbero
a chi sa
accettare
l’ombra.
*
Addentare un
panino
ripieno di coppa
e melanzane
fritte in
pastella, dorate
sul porfido caldo
di sole
nell’angolo
quieto.
La pietra
assolata in penombra
disegna il
piacere.
*
Con quanta grazia
il gatto gioca
stuzzicando la
lucertola morente.
Con discrezione
si dilegua alla
ricerca
di sempre nuove
prede.
A me il compito
di rimuovere il
corpo.
Così accade con
la scrittura.
Il gioco si
misura
con la morte e
con la sete.
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