lunedì 20 febbraio 2012

Bestiario *ideale*


Migrazioni, Simonetta Martini

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Con questo post voglio allestire un bestiario personale, esponendo le opere rappresentate da artisti che ritengo meritevoli e geniali.
Un arricchimento di immagini, una sorta di collezione privata.

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Il labirinto, Daniele Baron


*cappuccetto rosso* Daniele Baron

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Metamorfosi dell'arciere, Elio Copetti


Uomo lupo, Elio Copetti

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Burning Hills III, Vihren Chakarov


Summer, Vihren Chakarov


Calma, Vihren Chakarov

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Link alla pagina di Vihren Chakarov:
http://www.premioceleste.it/artista-ita/idu:54922/

La prima immagine di Vihren evoca un incendio, ma guardandola bene, io ci ho visto la grande bocca del coccodrillo e il suo occhio incendiato.

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 Fussli

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De-ragliare, Daniele Baron

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Mito tigrotta, Elio Copetti

27 commenti:

  1. molto bella Migrazioni, in particolare quei tronchi chiari. Molto particolari anche le altre opere, bellissima la tinta del corpo nel Labirinto; e infine Copetti, che già hai presentato mi pare, con la sua eterea concretezza.

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    1. Grazie Massimo, sei così gentile e concreto nelle tue spiegazioni, mi fa sempre piacere leggerti...
      ne aggiungerò altre di immagini, (sempre dei miei artisti prediletti)anche ispirate alla fiaba, quindi ti invito a tornare di nuovo!
      :-)

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  2. Prima di tutto grazie a te Carla per avere condiviso la mia opera (liberamente ispirata al mito del Minotauro) e di averla accostata a quelle di Elio e Simonetta in questo Bestiario ideale.
    Come avrai notato il tema della ibridazione tra regno animale e umano e divino mi sta a cuore. Mi sono chiesto spesso cosa mi porti a popolare molte mie opere di animali o di divinità-animali. E' una sensazione particolare a guidarmi: sento che attraverso questa raffigurazione qualche cosa di rimosso torni alla luce - il mostruoso, il proibito, attraverso il divino che si fa animale, abbagliano. La metamorfosi è l'espressione del sacro collegato al proibito, non del sacro luminoso e gradito alla ragione. Istinti atavici che ci ricollegano alla comunione mistica con la natura si materializzano in queste figure.

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    1. La metamorfosi è l'espressione del sacro colegato al proibito...interessante.
      grazie a te Daniele, perchè mi dai lo spunto per attingere alla parte buia dell'uomo, quella che desidero conoscere.
      Cambierò il titolo in bestiario ideale, solo bestiario suona un pò presuntuoso!
      Aggiungo *cappuccetto rosso*.
      :-)

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  3. [Nelle "metamorfosi", ho il sospetto di credere che non vi sia implicito alcun bisogno al proibito, semmai è l'atteggiamento psichico che viene a considerarlo come tale. Tale atteggiamento è il risultato della commistione ed "urto" tra culture,(matriarcale-patriarcale) come ad esempio la patriarcale (ad es:romana): la figura del lupo è salvifico, (indoeuropeo) come nel mondo germanico (altra cultura patriarcale). Sono espressioni simboliche stratificate nel nostro inconscio, e questo abbisogna di esprimersi per immagini, per miti, anche se noi non comprendiamo spesso il vero significato esplicito che sovente è solo d'indirizzo. Quindi una cosa è il nostro atteggiamento psichico verso queste "strane" figure, un'altra sono le immaggini, come è ovvio che sia. Fa bene l'artista Baron a "portarle alla luce", sono forse indicazioni alla complessità delle Ere, è attualità in quanto sono-siamo in piena trasformazione, -passaggio di fase-. Altra cosa è la strada verso la comprensione (personale), a volte complessa ed irta di fraintendimenti, come ci insegna lo studio attento della simbologia nel calcolo complesso della psiche. Credo che di "oscuro" vi sia solo il nostro atteggiamento psichico, non l'inconscio in se, che è chiarissimo, purchè lo si lasci esprimere nel linguaggio a lui preposto, altra cosa è la nostra vera volontà, che abbisogna di coraggio "titanico". Carla, l'artista ticinese m'inquieta molto, sento una "violenza" inconscia straripante in Lei, ma sono semplici sensazioni che non hanno nulla di ragionato. Queste mie di sopra non sono affermazioni, ma discussioni dialettiche e non vogliono alcunchè essere polemiche sono semmai gratuite e prive di valore.]

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    1. Anche la figura dell'orsa è salvifica, è la protettrice della terra :-)

      Carissimo, innanzitutto grazie per il commento che mi hai lasciato, che come ogni tuo scritto rispecchia il tuo modo di vedere e quindi la tua personale prospettiva.
      Sono espressioni simboliche stratificate nel nostro sub-conscio, esatto, quelle a cui voglio sottopormi e sottoporvi.
      Un'esperimento che ritengo fondamentale per incominciare a vincere i mille tabù che popolano la nostra esistenza.
      Scoprirsi, denudare il sentire.
      Di tutto questo fa parte il sogno, la fiaba, il mito.
      Siamo così complessi che abbiamo bisogno di esternare questa complessità dandogli una forma, e magari anche una spiegazione.
      Se l'immagine dell'artista ticinese ti ha turbato forse va a toccare qualcosa di profondamente radicato in te, di cui ancora ti sfugge il senso.
      Io, in Migrazioni, sento forte il richiamo della madre terra, l'Orsa è la grande madre, e la donna che sta sopra di lei mostra l'uovo che è la perfezione della nascita.
      Il paesaggio circostante è un'estensione della libertà a cui lei va incontro.

      Aggiungerò altre immagini e un pò di paesaggio, ho scoperto un nuovo artista che sa esaltare il colore (e la potenza della natura)con tutta la forza della sua bellezza!

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    2. Molto interessanti le immagini che hai aggiunto Carla. Mi inserisco nel discorso, nelle considerazioni dialettiche interessanti qui espresse da voi, per cercare di chiarire (per quanto mi è possibile) o complicare e approfondire ciò che intendevo nel dire che "la metamorfosi (qui espressa attraverso la commistione e a volte fusione tra regno animale e umano e divino) è l'espressione del sacro collegato al proibito".
      E' evidente che i miti, i sogni, le fiabe sono narrazioni che portano alla luce in un certo modo delle verità che altrimenti sono occulte al normale essere al mondo; e insieme che in esse si possono ravvisare delle costanti che si ripetono. A mio avviso la costante più interessante tra quelle ricorrenti, è proprio l'unione tra divino e animale che si profila e insieme la commistione tra le forme. Questa unione ha uno scopo preciso di rivelarci la nostra "natura" anche nei suoi aspetti reconditi. Che cosa è che ci turba però? Ciò che è interdetto, ciò che è tabu'. La sessualità o il male o la morte, ad esempio (solo per riportare i casi più evidenti). Ecco che, come dice giustamente Carla, "mettere a nudo" deve essere la funzione fondamentale dell'arte. Mostrare e l'interdetto e l'effetto della sua violazione. La metamorfosi, come divenire-animale, ritorno ai primordi (indistinto divenire) e insieme superamento della distinzione in cui siamo costretti e nostalgia dei primordi, si realizza qui come enigmatico e insieme accecante travestimento del sapere. Non dico che sia sempre così e che debba essere così. Ci sono metamorfosi più, per così dire, dolci e salvifiche, che hanno più a che fare con la fecondità, che hanno valenza positiva, in cui è meno evidente la violenza del divenire. Spesso però sotto la superficie serena e colorata ribolle la furia e la primitiva brutalità.

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    3. Ciao Daniele, condivido ogni punto che metti a fuoco.
      Ogni personalità ha una sua storia, un suo passato, le sue paure, e il suo modo di reagire al male e al bene.
      Io ho scelto delle immagini in base al mio sentire, e potrei spiegare cosa ho visto di positivo (o negativo)in ogni immagine, potrei analizzarla, scandagliare ogni dettaglio, la cosa certa e importante è che riesco a sostenerle, nel senso che nessuna di queste immagini mi intimorisce.
      Se mi intimoriva non avrei potuto sostenere la sua visione.
      Mi viene in mente una persona a cui tempo fa misi nei commenti un'immagine di William Blake con un uomo con la testa di caprone che si lascia abbracciare da una regina, me la cancellò perchè lo turbava.
      (potere delle immagini!)

      cosa è che ci turba?
      pensiamoci...

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    4. adesso che ci penso, non era un caprone, era un bel somaro!:-)))

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    5. il quadro di Daniele che ho aggiunto è molto ermetico...non saprei descrivere cosa si cela dietro la grigia luce del faro che illumina gli occhi dell'asino su un corpo di donna.
      Lei è in posizione di attesa...
      di cosa?

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    6. Grazie Carla per la tua lettura della mia opera sull'asino. In realtà essa si pone come un enigma anche a me che lascio aperto alla libera interpretazione e mi fa piacere notare come filtrata dalla tua sensibilità ti suggerisca un senso di attesa... in effetti la posizione di lei è in attesa o piuttosto c'è qualche cosa che non torna nella sua postura...
      Ma attraverso la mia opera voglio ricollegarmi al discorso dell'altro giorno. Nelle divinità incarnate in animali (qui un asino) si celebra la fecondità della natura in tutta la sua potenza, l'uomo aderisce completamente alla fecondità del ciclo naturale. Ciò che turba propriamente è il divenire inteso come continua trasformazione di tutte le forme che in questo movimento portano con sé il proprio altro (la distruzione), come quel faro che anziché illuminare getta ombra in pieno giorno. Il faro esprime visivamente ai miei occhi il concetto della unione degli opposti che è forse il fine del desiderio. Ecco perché l'opera s'intitola de-ragliare, perché alla fine è un uscire dai binari della logica ordinaria e perché gioca sul verso dell'asino. L'asino a sua volta riunisce in sé opposti significati: dolcezza e testardaggine, divinità e stupidità. Ciò che mi ha ulteriormente suggestionato nella creazione dell'opera è il significato sessuale di essa (infatti l'asino è collegato al culto di Dioniso e anche di Priapo). Mi scuso per il discorso un po' confuso, ma sono concetti in divenire che si stanno precisando. :-)

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    7. E aggiungo, spero con chiarezza e sottolineando che è il mio punto di vista creativo, della "messa a nudo": ciò che turba è che la fecondità e l'esuberanza e l'eccesso debbano per forza sposarsi con l'opposto: la morte in ultima analisi. Ecco lo scandalo e insieme il naturale corso delle cose. Che questo scandalo non possa essere detto direttamente, ma solo ricorrendo a questi travestimenti non significa che sia meno vero.

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    8. interessante analisi...il fascino dell'attrazione tra gli opposti mi tormenta da sempre, mi viene naturale quando penso una cosa subito dopo vederne il suo rovescio.
      mi succede anche con la poesia, ciò che viene chiamato *ossimoro*.
      la posa della donna è innaturale, è vero, come se fosse irreale...mi ricorda: la fiaba.
      anche se non conosco la trama, nel colore, nella forma, nell'animale, io ci vedo riflesse le mille sfaccettature di un minerale...

      dall'incontro delle nostre deduzioni ciò che emerge, prepotente ed evidente, è la bellezza del sapersi de-nudare
      per riconoscere qualsiasi de-ragliamento.

      se non esci dai binari non conoscerai mai
      nuovi percorsi.

      la luce grigia turba...

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    9. però, guardando bene quel fascio di luce, è come se fosse un "proseguimento" del grigio che occupa la fascia degli occhi
      dell'asino...

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    10. molto interessante Carla questa intuizione che hai avuto nel collegare il fascio di tenebra con lo sguardo dell'asino... forse idealmente il pensiero di cui è portatore si condensa in quel fascio di luce che (come scrivo nella mia didascalia al quadro) "sporca la luce del giorno" anziché illuminare
      devo dire che gli ossimori nella poesia mi hanno sempre affascinato per il turbamento che portano con sé, perché con la loro unione impossibile per la logica hanno la forza di dire l'indicibile, di evocare l'impossibile. Questo turbamento rientra nell'ordine di quanto abbiamo già detto, alle volte è piacevole alle volte può essere angoscioso, ma sempre ha la forza di denudare. Ho la precisa sensazione, forse non giustificata da nulla, che nel momento in cui si è in presenza di un ossimoro qualche cosa di essenziale venga toccato e mosso, qualche cosa che ha a che fare con il desiderio. Così sento.

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    11. correggo: ho scritto "fascio di luce" mentre volevo scrivere "fascio di tenebra"...

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    12. Confrontarsi con queste immagini sviluppando correlazioni di pensiero è tremendamente stimolante, Daniele, e questo sentire *il Desiderio* pulsare dietro la logica catapultata, è una cosa possibile...e affascinante :-)
      come dire: nulla è impossibile.

      Ho aggiunto il *Mito tigrotta* di Elio, lo cercavo disperatamente e fortunatamente l'ho ri-trovato tra le immagini che avevo salvato dal vecchio blog.

      Un uroboro originale formato dalla tigre e dal serpente...un cerchio indissolubile, un'appetito mai placato.

      La sete della conoscenza.

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  4. Certo che si, e questo è sempre sottinteso, il mio personalissimo sentire. Più che di tabu, che sono altro, io parlerei di "resistenze", appunto parlerei di atteggiamento psichico verso l'inconscio ma c'è una così ampia letteratura in proposito.. Per quel che concerne la pittrice ticinese, mi piace molto, ho parlato di inconscio, e non di esorcismi su questo, che sono altra cosa, come forza alla rassicurazione, un bisogno a rassicurarsi... Mi sono incuriosito non per il soggetto o i soggetti,(che sono peraltro emblematici nella ricorenza una costante..) ma per il colore ed il suo utilizzo, ma sono discorsi che includono capriole e fraintendimenti che è meglio non fare. Ciao e grazie della risposta.

    P.S. "Scoprirsi denudare il sentire" è un giusto approccio induttivo, dei sensi. Che agisce come legante straordinario ed è parte dell'intuizione. Questo in te mi permetto è indiscutibilmente strardinario, mi sembra di aver già dichiarato ed ammirato la tua capacità di senso, di cognizione (che invidio).

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    1. Grazie Michele, per questa interessante piega che sta prendendo la discussione...
      per affrontare le resistenze bisogna mettersi in gioco,
      anche solo per se stessi.

      p.s., ma tu fai fatica a lasciare commenti da me?
      c'è chi sostiene che appare una pagina bianca e che non permette di entrare...
      io non ho nessun tipo di moderazione, ho tolto anche il codice da inserire per l'approvazione.

      ho adocchiato altre opere da aggiungere ma stasera sono sfinita dalla stanchezza...lo farò appena sto meglio.

      (io ci sto bene in mezzo a queste immagini, mi sento a casa mia...:-)

      ciao!

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  5. Devo usare la "volpe"...

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    1. Pardon, si trattava di Fussli, non di Blake!

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    2. Carissimo Michele, ho aggiunto al bestiario un'immagine di Elio che mi turba non poco...
      la parte demoniaca dell'animale.

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    3. L'opera che hai aggiunto di Elio (quella con il toro per intenderci) è di una potenza visionaria davvero grande, sì turba è vero... e ci dà proprio la sensazione della "potenza" del divenire allo stato puro. Insomma il divenire ha un suo lato oscuro, per quanto innocente, altrimenti non verrebbe rimosso.

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  6. In Elio, vi è -l'immagine- è nell'immaggine non esiste "il conflitto". Nell'immaggine (autentica e non costruita a tavolino..) vi è la Via, la congiunzione alle opposizioni, (meglio le già congiunte opposizioni, la vita nuova..) quelle che noi chiamaiamo ed intendiamo opposizioni per fatti culturali, ma che in realtà non lo sono affatto.. Elio è un artista completo ha in se-nelle sue opere-, il divenire. Davanti ha una opera di Elio Copetti credo si è costretti volenti o no ad essere come cosa sua, si diviene Toro, si diviene Lupo, e così si affronta l'anima di questi, si diviene nelle profondità. Non si ha scampo, la vita ci "assale" (nel suo benefico indirizzo), è così non possiamo astrarci da questa, non vi è spazio per il nevrotico, le resistenze non possono nulla, vince la semplicità. Ciò che ci inquita è il nostro essere umano, la passione nel senso pieno di questa.

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    1. perdona gli errori di battitura, é a posto di e, g, a, i. Scritto e non letto.

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    2. Ma certo che ti perdono, Michele! :-)
      sei stato proprio gentile e carino a darmi un quadro così minuziosamente preciso sull'arte di Elio...
      ora però, dobbiamo sentire lui se è d'accordo :-)
      a me spaventano certe immagini crude, ma anche quelle che lasciano agire l'inconscio al solo guardarle.
      mi ricordo una sua opera, si intitolava:
      Noli me tangere.
      una densità di simboli che mi turbava molto.

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