giovedì 30 giugno 2016

Vena che pulsa - Flèva pou htipai





è uscito, con nota di Gianmarco Pinciroli, postfazione di Sebastiano Aglieco, contributo di Carlo Brevi e immagini artistiche del maestro Alberto Cini.
Concludo giugno in bellezza ...:-)




Buona estate!






martedì 28 giugno 2016

Rosae rosārum rosis



Cambia la percezione del tempo
col tempo
ogni cosa prende un ritmo più lento.
Estirpare i trifogli dall'orto
invece risulta più facile
e veloce
perchè constato
che la fatica fisica alleggerisce la mente
permette al corpo di esprimersi,
rendersi utile.

Mai saputo stare ferma
ogni nervo un guizzo, a partire dalle mani.
Ma saper dire
è un'arte quasi quanto l'ascolto.

Poi mi perdo nei roseti ...






giovedì 23 giugno 2016

Formiche volanti



Il bambino apre la bocca
accoglie il cibo porto dalla madre
mentre con la grazia del suo minuscolo dito
scorre il suo tempo su uno schermo.


* * *

Il mondo analogico avanza
risucchia gli spazi
annienta l'emozione
dell'attimo incontaminato
che sappiamo cogliere solo
nell'isolamento.
Così io rinnego il futuro
e vivo di ciò che ogni giorno
mi permetto di comprendere.

*

La felicità è nel fiordo
dove l'aria, rarefatta
ti consola
poi muore, disperata
nell'abisso del suo giogo.

*

Ci alimenta un solo pensiero:
evocare l'amore,
la radice
del suo desiderio.

*

Avessi più tempo
lo dedicherei all'ascolto
del corpo e del luogo
- del segno -
di ciò che abitiamo
ignari di ciò che rivela
la sola presenza nascosta.

*

Ha un suo sguardo cieco, l'agone
steso insieme ai suoi compagni
dentro la plastica della vaschetta.
- è morto e ti guarda -
(Sa che dovrai pulirlo delle interiora,
che le butterai via).
La lama percorre la pancia
ancora non sa, cosa troverà nel buio
cosa dovrà
estirpare.






sabato 18 giugno 2016

Hairesis, Francesco Marotta


Ossidiane, questa cascata di versi di Francesco Marotta, si snodano da una voce profonda
mantenendo all'interno l'unione, tra la durezza forgiata dal tempo e gli "invisibili, inascoltati palpiti di mondo" ...(pag. 42).

- invisibili, inascoltati palpiti di mondo
davanti alle nostre tavole imbandite
nel dormitorio che ci consola
di diventare ciechi, esistere da morti
appena nati.

Un viaggio al centro della memoria che tocca realtà diverse, intime e distanti.
Lo scenario cambia, ma quello che rimane è un dolore acuto, la mancanza, il figlio mai nato.

(pag. 52 e 53)


...procurarsi una lingua
che parla il seme e il verbo del disgelo ...


Farsi sete - cercare il ristoro di ogni fonte
abbeverarsi all'eco
dell'altro che reca in mano
la voce ferita che ci salva
l'alfabeto dell'unico cielo che ripara


è un libro crudo, per alcuni versi che richiamano il dolore, non solo fisico, e per i rimandi biblici che toccano la piaga, per quel 'signore degli eserciti' spietato, che non risparmia, e infligge.




Voci di naufragio, figure insonni che vegliano nell'ombra, stanze e abissi che si alternano, parrebbe una poesia visionaria, in realtà è la mano del poeta, che col sangue, con il suo sguardo, come un compasso traccia, la linea sottile del volo.

(pag. 51)

Guardami -
io che non so pregare, che non ho mai pregato
io oggi prego
non te, i tuoi feroci altari
ma il soffio che parla nei sogni di mio figlio
- il respiro della mano
che al risveglio gli accarezza il viso
mentre in silenzio depone un fiore
nell'urna d'aria della luce.


(pag. 66)

con la luna nel palmo
la mia mano insegue la curva del tuo seno,
distante, in attesa,
cerca la fonte che in te si nasconde come una stella
al riaffiorare del giorno - la benedizione di una lacrima
dove immergere il corpo devastato
dei miei sogni

(pag. 69)


(nella deriva delle pupille assopite
profili incerti di un reliquiario di voci,
la stanza ondeggia, i libri penzolano ingialliti alle pareti
i versi di ieri sul margine in ombra della riva -
a volte ti brucia i ricordi - il silenzio
come il fuoco di un dio senza tempio, e tu inciampi
negli strali del buio, tra le carte della tua assenza
disseminate nell'aria)


Non scrivo di rimandi ad altri poeti, anche se una traccia c'è, io sono per l'unicità della voce che ogni Poeta possiede quando lascia che a dettare le parole sia la spinta interiore, sempre forte di contrasti, in questo caso pregna di un riconoscimento.


venerdì 17 giugno 2016

Terracqua, Mirella Crapanzano



Mirella Crapanzano, nel suo nuovo libro di poesie: Terracqua, dipinge una geografia del mare che comprende il suono, la lingua dei cetacei (poesia pag. 10).

L'assenza della punteggiatura fa si che il corso delle parole non si interrompa, ma prosegua come flusso continuo verso l'ispirazione dello sguardo, evocando le parole a lei care come:
mani, alba, rose, mattino, terra, gola, segno.

pag. 54:

Mi tieni
nei segreti che scrivi
tra le cose distanti
e sai mancare

un vento larghissimo
ti scompiglia le mani
una disegna l'altra
e mi fai entrare
come una liberazione
una burrasca, il sale


Questa lettura è un viaggio che intraprendiamo al centro del suo sentire, nella brevità delle sue sillabe che lasciano spazio a un respiro lungo, indugiando sul senso come le dita su una partitura.

dedicata alla madre, pag. 45:

l'ultima volta ti custodisco, madre
gocciola rossa in un campo di grano
i tuoi passi la semina e il raccolto
la sabbia e il gorgo, la traiettoria della mano
il vuoto sul divano, il segno seme
che cresce nei ricordi, che occupa distanze
la concordia del cielo quando trattiene
troppe cose


è un viaggio in un mondo malinconico, sospeso nella sensazione, nell'incontro che si crea
tra la bellezza del creato e l'interiorità che fiorisce.
Ma anche nella pupilla tonda, di chi ha ingoiato il mare.

* * *

pag. 46:

sei dove risiede la malinconia
che si presta ora ad altre visitazioni
il crepuscolo stacca delicatamente
dai suoi rami il giorno
è la mia pelle che descrive dinastie di rose
troppo amore per farne un orlo da cucire
sotto la veste

*

le tue mani hanno una punteggiatura
nuova, vedi come la lingua si ferma
sulle parole amaranto
divento terra aperta al desiderio
l'odore è quello della spremitura
dopo la pioggia




lunedì 6 giugno 2016

Impromptu


Tu lo sai cos'è

l'immediatezza?

Un passo dopo l'altro

la riva deserta

il vortice

dentro la rosa


 

le poiane


e poi il nulla

mercoledì 1 giugno 2016

Soliloquio


Scrivere su una tastiera

sbucciarci le ginocchia.

Cosa ci rende migliori?